Rinnovabili • Emissioni del trasporto marittimo: le isole del Pacifico vogliono obiettivi più ambiziosi

Le isole del Pacifico strigliano l’Imo sulle emissioni del trasporto marittimo

Le isole Marshall, Salomone e Kiribati firmano la richiesta all’Organizzazione marittima internazionale. L’obiettivo deciso nel 2018 è fermo a -50% entro metà secolo. Ma l’azione climatica langue

Emissioni del trasporto marittimo: le isole del Pacifico vogliono obiettivi più ambiziosi
Foto di WorldInMyEyes da Pixabay

Obiettivo proposto: zero emissioni del trasporto marittimo nel 2050

(Rinnovabili.it) – Portare a zero le emissioni del trasporto marittimo entro metà secolo. È la richiesta che tre Stati insulari del Pacifico – tra paesi i più vulnerabili al cambiamento climatico a causa del innalzamento del livello dell’oceano – hanno fatto all’Organizzazione Marittima Internazionale (Imo), l’agenzia delle Nazioni Unite che regola il traffico navale internazionale.

L’ambasciatore delle Isole Marshall presso l’Imo, Albon Ishoda, sottolinea che “i risultati del recente rapporto dell’IPCC non potrebbero essere più chiari e riempirci di allarme”. Insieme ai colleghi delle isole Salomone e di Kiribati, aggiunge che “l’umanità è a un punto di svolta. Senza un’azione immediata e decisiva per raggiungere ora il picco e ridurre rapidamente le emissioni di gas serra di tutti i settori, stati e culture come il nostro saranno consegnati alla storia”.

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Più che una richiesta, un grido d’allarme. Disperatissimo, soprattutto perché un accordo internazionale serio per tagliare le emissioni del trasporto marittimo, al momento, sembra davvero un miraggio. L’ultimo round negoziale dell’Imo di giugno si è concluso con un nulla di fatto. Sono sì stati decisi nuovi target obbligatori per ciascun paese, ma riguardano tagli in termini di intensità di carbonio e non fissano livelli assoluti di calo delle emissioni.

Non solo: sono anche molto poco ambiziosi, visto che i loro effetti saranno quasi indistinguibili dal calo che sarebbe avvenuto in uno scenario business as usual. Alcune ONG hanno calcolato che servirebbe una riduzione del 7% l’anno dell’intensità di carbonio perché anche le emissioni del trasporto marittimo rispettino gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima. Ma il taglio concordato a giugno è appena dell’1,5% annuo. Le emissioni navali arrivano più o meno a 1 miliardo di tonnellate di CO2 equivalente l’anno, una cifra pari al 2,5% delle emissioni globali cioè più di quelle della Germania.

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L’appello dei tre Stati insulari sottintende che serve un cambio di passo. L’obiettivo della neutralità climatica entro la metà del secolo, infatti, obbligherebbe l’agenzia delle Nazioni Unite a smettere di temporeggiare. I target fissati finora sono calibrati con un obiettivo, stabilito nel 2018, di tagliare del 50% le emissioni navali entro il 2050. La proposta sarà discussa al prossimo incontro dell’Imo in calendario il 22-26 novembre.

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