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I problemi della Cina con le emissioni del settore energetico

Emissioni del settore energetico: la Cina le deve dimezzare entro il 2030
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Chiudere 600 centrali a carbone per dimezzare le emissioni del settore energetico

(Rinnovabili.it) – La Cina deve dimezzare le sue emissioni del settore energetico entro la fine del decennio, se vuole davvero centrare l’obiettivo della neutralità climatica fissato dal presidente Xi Jinping al 2060. Lo sostiene un rapporto di TransitionZero appena pubblicato, che ha usato immagini satellitari e elaborazione dati tramite machine learning per stimare con accuratezza i gas serra prodotti dalle centrali a carbone cinesi.

Per tagliare della metà le emissioni del settore energetico Pechino deve chiudere 600 centrali a carbone in 10 anni, scrivono gli autori del rapporto. E tutte da rimpiazzare con fonti rinnovabili. numeri che rendono bene l’idea di quanto sia complesso il compito che la Cina ha di fronte. In tutto sono più di 350 GW quelli che devono essere sostituiti con fonti di energia pulita.

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Al momento la Cina sta andando nella direzione opposta. Solo nel 2020, Pechino ha installato 38 GW di nuova capacità elettrica dal carbone. Per rendere l’idea, è una quantità pari all’intera capacità installata da carbone della Germania. E sono più di 200 i GW da centrali a carbone che potrebbero entrare in funzione nei prossimi anni.

Anche gli impegni più concreti di Pechino finora hanno fatto alzare più di un sopracciglio. Ufficialmente la Cina mira entro il 2030 a ridurre l’intensità di carbonio per unità di PIL di oltre il 65% rispetto ai livelli del 2005 e ad aumentare la quota di combustibili non fossili nel suo consumo di energia al 25% entro il 2030, rispetto all’attuale obiettivo del 20%. E il 14° piano quinquennale presentato a marzo non presenta alcun tetto al carbone.

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Secondo TransitionZero però un ‘grande balzo in avanti’ su eolico e solare converrebbe e anche molto alla prima economia asiatica. Sostituire quell’ammontare di centrali a carbone con l’energia dal vento e dal sole, infatti, porterebbe a un risparmio di 1.600 miliardi di dollari, calcola l’osservatorio basato a Londra. Questo già nel breve termine: un incentivo a fissare obiettivi e roadmap più ambiziosi sulla transizione energetica.

Per Matthew Gray di TransitionZero, l’impegno della Cina resta forse uno dei fattori più determinanti per il successo globale della lotta al cambiamento climatico, in ragione del peso specifico di Pechino: “Se la Cina fallisce con il carbone, il resto del mondo non riuscirà a contenere i pericolosi cambiamenti climatici. Ma le stelle ora si stanno in qualche modo allineando per spezzare la dipendenza della Cina dal carbone”.

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