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Emissioni aziendali, i piani al 2030 dei grandi inquinatori sono credibili?

Emissioni aziendali: la cortina fumogena dei 50 maggiori inquinatori
Foto di James Adams su Unsplash

L’analisi delle policy sulle emissioni aziendali pubblicata da Carbon Market Watch e NewClimate Institute

(Rinnovabili.it) – Le 51 maggiori aziende globali hanno piani per la transizione troppo deboli. Collettivamente, le loro policy taglieranno le emissioni solo del 30% entro questo decennio, mentre servirebbe una riduzione di almeno il 43% al 2030 per non sforare 1,5°C. E anche prese singolarmente, nessuna arriva a questo livello. Per abbattere le emissioni aziendali “sono necessarie normative più severe da parte dei governi per alzare il livello, sia per le aziende che non intraprendono azioni sufficienti, sia per quelle che non fanno nulla”. Lo sostiene il rapporto Corporate Climate Responsibility Monitor di Carbon Market Watch e NewClimate Institute rilasciato oggi.

Le emissioni aziendali sono fuori rotta

Valutare gli obiettivi aziendali al 2030 significa scardinare la narrativa – usata dalla maggior parte delle multinazionali – che punta soltanto alla neutralità climatica entro metà secolo. I rapporti dell’IPCC spiegano chiaramente che senza un’azione decisa e immediata – durante questo decennio – per tagliare i gas serra, siamo condannati a superare e di molto la soglia più ambiziosa dell’Accordo di Parigi. Con la prospettiva di non riuscire a tornare sotto 1,5°C. E, in ogni caso, ogni decimo di grado di sforamento si traduce in più eventi climatici estremi, danni all’economia, e costi per la transizione.

Usando la lente ‘2030’, gli obiettivi sulle emissioni aziendali dei maggiori inquinatori corporate al mondo sono “significativamente” fuori strada. I loro target – e i piani per raggiungerli – sono a dir poco fumosi. Solo 8 delle 28 aziende analizzate nei settori dell’automotive, dell’energia, della moda, dell’agricoltura e della rivendita al dettaglio hanno obiettivi considerati “credibili” dal rapporto. E appena 4 li accompagnano con piani di attuazione “fattibili”.

Gli altri? Non parlano, in realtà, di ridurre le emissioni aziendali. Usano, invece, altri strumenti che creano una cortina fumogena: vengono presentate come soluzioni, ma la loro efficacia è “dubbia o discutibile”. Tra le più gettonate, una contabilità “creativa” del carbonio, la rimozione di CO2 (spesso senza specificare con che tecnologia e appoggiandosi a chi), la cattura e lo stoccaggio della CO2, i certificati di energia rinnovabile e la bioenergia.

“In questo decennio critico per l’azione climatica, gli impegni aziendali spesso mascherano una mancanza di reale ambizione”, osserva Benja Faecks di Carbon Market Watch. “La dipendenza da strategie discutibili sminuisce gli sforzi reali di riduzione delle emissioni, minando l’integrità degli obiettivi climatici aziendali”.

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