(Rinnovabili.it) – Gli Stati Uniti hanno messo l’embargo su petrolio, gas e prodotti derivati provenienti dalla Russia come reazione all’invasione di Mosca dell’Ucraina. Un passo drastico che i paesi europei hanno scelto di non compiere – almeno per il momento – e che ovviamente ha mandato in fibrillazione i mercati.
“Stiamo vietando tutte le importazioni di petrolio e gas russo”, ha detto Biden in conferenza stampa. “Questo significa che il petrolio russo non sarà più accettabile nei porti degli Stati Uniti e il popolo americano darà un altro potente colpo alla macchina da guerra di Putin”. L’anno scorso le importazioni di petrolio e derivati dalla Russia verso gli Stati Uniti hanno superato i 20 milioni di barili equivalenti al mese, circa l’8% dell’import totale. Il prezzo alla pompa della benzina ha già superato il record precedente del 2008 con i 4,14 dollari al gallone di lunedì. L’embargo sul petrolio farà salire ancor di più il costo del pieno, ha avvisato Biden ricordando che dall’inizio della guerra in Ucraina l’aumento è stato di 75 centesimi.
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Pochi minuti prima dell’annuncio di Biden, anche la Gran Bretagna ha fatto sapere che rinuncia alle fonti fossili russe. L’embargo sul petrolio di Londra, però, non entra in vigore da subito ma sarà effettivo solo a fine 2022. Londra giustifica questa scelta – che priverà il paese dell’8% del suo fabbisogno – con la necessità di dare alle aziende il tempo di trovare alternative valide.
Sul fronte europeo, invece, la scelta di troncare del tutto l’import di prodotti energetici dalla Russia non trova molti sponsor. Germania, Italia e Olanda sono contrarie a espandere le sanzioni anche all’energia. Ma proprio oggi la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU, con cui prevede di diminuire di 2/3 la dipendenza dal gas russo già entro la fine del 2022. La comunicazione di Bruxelles fissa a non oltre il 2030 la data in cui dire addio definitivamente a gas, petrolio e carbone di Mosca.
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