Rinnovabili • Embargo sul petrolio russo: pronto il 6° pacchetto di sanzioni UE

Cosa ha deciso il G7 sull’embargo sul petrolio russo?

Le 7 economie più sviluppate annunciano – o ribadiscono – lo stop al greggio di Mosca. Di fatti concreti, o nuovi, finora non c’è però traccia

Embargo sul petrolio russo: pronto il 6° pacchetto di sanzioni UE
via depositphotos.com

Al vertice l’embargo sul petrolio russo era al 1° posto in agenda

(Rinnovabili.it) – Mentre l’UE cerca ancora la quadra sulle nuove sanzioni a Mosca, il G7 a presidenza tedesca annuncia l’embargo sul petrolio russo. “Ci impegniamo a eliminare gradualmente la nostra dipendenza dall’energia russa, anche eliminando gradualmente o vietando l’importazione di petrolio russo”, recita il comunicato finale del vertice di ieri. La riduzione avverrà “in modo tempestivo e ordinato, e in modi che diano il tempo al mondo di assicurarsi forniture alternative”. Non è chiaro, però, quali saranno gli impegni specifici di ciascun paese. E a legger tra le righe, l’annuncio sembra un modo per mostrare unità tra gli alleati (e mascherare le divisioni europee sull’argomento) più che una decisione che avrà conseguenze rapide e concrete.

Stati Uniti e Gran Bretagna avevano già annunciato un embargo sul petrolio russo l’8 marzo. Washington ha bloccato immediatamente l’import di greggio da Mosca mentre Londra ha optato per una finestra di 9 mesi, fino a dicembre 2022, per dire addio al petrolio russo e ai prodotti derivati che costituiscono l’8% dell’import totale del paese. Il Canada aveva fatto anche prima: l’embargo sul petrolio russo risale al 28 febbraio. D’altronde il paese nordamericano non importa più nemmeno un barile da Mosca dal 2019.

Leggi anche Stati Uniti e Gran Bretagna mettono l’embargo sul greggio di Mosca

Diversa la situazione per i paesi europei e per il Giappone. Tokyo non è molto dipendente da Mosca ma vuole comunque prendere il suo tempo prima di rinunciare ai prodotti energetici russi. L’arcipelago dipende per il 3,6% del greggio e per l’8,8% del GNL dalla Russia. Il premier nipponico, Fumio Kishida, non ha dato tempi certi per la riduzione delle importazioni. Ma ha fatto capire molto bene che non sarà una faccenda rapida. Né definitiva. Tanto che Tokyo non rinuncerà alle sue quote nei progetti oil&gas nell’estremo oriente russo perché importanti “nel lungo termine”.

Quello che faranno Francia, Germania e Italia dipenderà invece dai negoziati in seno all’UE. Che si stanno trascinando per le lunghe. Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia chiedono esenzioni (e compensazioni – soldi – per ricalibrare le proprie raffinerie su qualità di greggio diverse dall’Urals russo). Grecia, Malta e Cipro invece vogliono più tempo prima che scatti la tagliola sui servizi alle petroliere russe. Oggi è prevista una nuova riunione Coreper a livello di ambasciatori UE per sciogliere questi nodi.

Leggi anche Nuove sanzioni alla Russia, l’UE dirà basta al greggio di Mosca entro il 2022