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Elezioni in Germania, il clima deciderà chi comanda

Elezioni in Germania: i Verdi ago della bilancia
Von Steffen Prößdorf, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=110044353

Dopo le elezioni in Germania, i Verdi sono ago della bilancia

(Rinnovabili.it) – Dopo aver visto stanotte i primi risultati delle elezioni in Germania, molti hanno iniziato a pensare che sarà ancora una volta Angela Merkel a tenere il tradizionale discorso di fine anno. I socialdemocratici (SPD) guidati da Olaf Scholz sono il primo partito mentre i cristiano-democratici (CDU) si sono fatti trascinare a fondo da Armin Laschet: per loro è il peggior risultato di sempre.

Il problema è che la SPD non ha vinto in modo netto, alle 9 di questa mattina erano dati al 25,7% (206 seggi) contro il 24,1% (196 seggi) della CDU. La cordata di governo si deve allungare ad almeno 3 partiti e così sono già iniziati i corteggiamenti verso i Verdi (Die Grüne) e i liberali della FDP. Le trattative potrebbero durare molti mesi e tracimare nel 2022. Che ruolo avrà il cambiamento climatico nella formazione del nuovo governo?

Semaforo o Giamaica?

Scholz e Laschet hanno detto da tempo che non vogliono continuare l’esperimento della Grande coalizione. Visti i risultati delle elezioni in Germania, ci sono due opzioni possibili. Una coalizione “semaforo” con SPD (rosso), FDP (giallo) e Verdi, oppure se i socialdemocratici falliscono può emergere una formazione “Giamaica” con i neri della CDU al posto della SPD. In ogni caso, Verdi (14,8%) e liberali (11,5%) restano ago della bilancia.

La leader dei Verdi Annalena Baerbock ha immediatamente fatto sapere che la sua opzione preferita è la prima. “La notte è giovane; notiamo che questo paese ha bisogno di rinnovamento e di un governo per il clima, questo è il risultato di queste elezioni federali”, ha detto mentre arrivavano i primi risultati. La palla quindi è nel campo della SPD e il clima sarà il tema al centro delle trattative. Ma i liberali la pensano diversamente: il loro leader Christian Lindner ieri ha detto che preferisce un giro di valzer con la CDU. Un buon modo per alzare la posta in palio e strappare più concessioni nel programma di governo.

Che clima fa dopo le elezioni in Germania

Programma di governo che ha proprio nel clima uno dei nodi più difficili da sciogliere. Baerbock vuole mettere al bando le auto a combustione interna entro il 2030 e anticipare a questa data l’addio al carbone. Punto nevralgico, il phase out del carbone: adesso è fissato al 2038 e c’è voluta tutta l’abilità di Merkel per negoziare con l’industria (che pesa molto sul PIL e quindi alle urne). Anticiparlo serve per allineare la Germania all’accordo di Parigi ma la SPD su questo ha tirato il freno a mano. D’altronde sul patto con gli industriali c’è anche la loro firma.

E i liberali non ne vogliono neppure parlare: bandire carbone e auto tradizionali sono temi offlimits per Landner. Ma la FDP sa anche che, per andare al governo con la CDU, i Verdi devono essere della partita. Per voltare le spalle a Scholz, Baerbock potrebbe mettere come condizione proprio il carbone. Oppure assicurarsi un nuovo ministero del Clima con diritto di veto, altra idea forte della sua campagna elettorale. Ufficialmente aiuterebbe a bloccare ogni legge che devii dalla traiettoria verso gli 1,5°C di Parigi. Ma non sfugge a nessuno che darebbe ai Verdi l’ultima parola e farebbe di Baerbock una sorta di Cancelliera-ombra con molto, forse troppo, potere. Soprattutto se l’obiettivo – così recita il manifesto del partito – è tagliare le emissioni del paese del 70% entro il 2030, mentre il target oggi è fermo al 65%.

Su che punti possono cedere i Verdi

C’è da dire che Baerbock sapeva da mesi che con le elezioni in Germania sarebbe riuscita a entrare al governo e ha preparato un programma elettorale “flessibile”, confezionato per poter essere negoziato con i futuri alleati. Gli obiettivi su carbone e auto sono indicativi e non tassativi. C’è un’ammiccatina alla grande industria tedesca: i costi della transizione ecologica sarebbero compensati dallo Stato. E il prezzo della CO2, per i Verdi, dovrebbe stare attorno ai 60 euro a tonnellata: pochissimo secondo buona parte della militanza del partito, ma un punto di equilibrio che gli industriali non possono non apprezzare.

Altri punti, come l’accelerazione delle autorizzazioni per le rinnovabili, sono molto meno controversi. I Verdi chiedono una macchina burocratica statale che permetta l’installazione di 12 GW l’anno di fotovoltaico e 6 GW di eolico onshore, mentre la capacità eolica offshore dovrebbe arrivare a 35 GW nel 2035.

lm

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