Ancora rialzi sulle bollette domestiche 2023. Ma il mercato ha raggiunto un nuovo "equilibrio", mentre con una domanda elettrica in calo e una produzione rinnovabile in crescita. Il rapporto dell'ARERA
I prezzi dell’energia elettrica in Italia sono ben lontani dai picchi vertiginosi raggiunti nel 2022, ma è improbabile che la situazione torni ai valori del 2019. Una convinzione in parte condivisa anche dall’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) che identifica la tendenza attuale (non solo a livello nazionale) come quella di una “nuova normalità”.
Tutti i numeri del comparto elettricità sono contenuti nella Relazione Annuale dell’Authority pubblicata stamane in concomitanza con la presentazione al Parlamento e al Governo. I volumi riportano in realtà una serie di dati settoriali, dai servizi ARERA per i consumatori, a quelli di Elettricità e Gas, passando per Acqua, Rifiuti e Telecalore.
Elettricità, i prezzi per il clienti domestici
Sul capitolo energia elettrica, ARERA evidenzia come nel 2023 i prezzi totali per i consumatori domestici siano cresciuti del 6,1%, passando da 36,43 a 38,64 c€/kWh. La causa? Essenzialmente il venire meno di una serie interventi tampone sugli oneri lanciati nel 2022 per attenuare il caro bollette. Ma l’Italia non è stata la sola a registrare un aumento, altri 17 Paesi UE hanno subito la stessa sorte con il record tedesco di 42,03 c€/KWh.
“I dati mostrano quindi, complessivamente, un discreto miglioramento della situazione relativa del nostro Paese, in particolare per quanto riguarda la dinamica della componente industriale del prezzo (cioè la somma delle componenti ‘energia e vendita’ e ‘costi di rete’, senza ‘oneri e tasse’)”, si legge nella sintesi. “Effettuando un focus sulle diverse parti che concorrono alla formazione del prezzo, infatti, si evidenzia come in Italia tale componente sia risultata anche nel 2023 più elevata rispetto a tutti gli altri principali Paesi europei ma in forte riduzione rispetto all’anno precedente”.
Nel dettaglio il differenziale rispetto all’Area euro è sceso di oltre sette punti percentuali al 22,9%. Entrando nel dettaglio delle classi di consumo, il report ARERA mostra come il differenziale tra i prezzi lordi italiani e quelli dell’Area euro sia però sempre positivo. Con un più 23,7% per la prima classe a consumi più ridotti e un più 5% per l’ultima con consumi maggiori.
Elettricità i prezzi dei clienti industriali
Va meglio nei prezzi dell’elettricità per i clienti industriali in calo sul 2022, sebbene l’Italia sia al quinto posto in Europa con 28,90 c€/kWh. In questo caso scrive l’ARERA, “La diminuzione dei prezzi lordi in Italia è dovuta alla netta diminuzione della materia energia (-31%) che è passata da 25,2 a 17,5 c€/kWh, nonché alla riduzione parziale dei costi di rete (-10%) che sono scesi a 2,93 c€/kWh”. Ma il calo complessivo è stato in parte attenuato “dalla crescita della componente fiscale (+35%) che è passata da 6,3 c€/kWh del 2022 a 8,52 c€/kWh del 2023″.
Un elemento interessante? Per i clienti industriali il differenziale di prezzo con gli altri paesi rimane sensibile (anche se in calo); ma se eliminassimo dal conto le componenti fiscali i differenziali si dimezzerebbero. Risultando competitivi persino con i prezzi elettrici della Francia.
Relazione annuale ARERA: Trend domanda e offerta
Il rapporto dell’Autorità dedica un ampio capitolo ai trend di domanda e consumo nel sistema elettrico nazionale. Nel 2023 i consumi sono diminuiti del 2,9%. Il calo ha interessato quasi tutti i settori ma i tagli più eclatanti si sono registrati nell’agricoltura (meno 6,5%) e nell’industria (meno 4%) Segue il segmento domestico con un meno 3%. A provvedere al fabbisogno nazionale è stata per poco meno dell’84% la produzione nostrana. Il saldo con l’estero ha fatto il resto toccando tuttavia il valore più alto dall’inizio del secolo.
“La produzione nazionale lorda è scesa del 6,9% e si attesta a 264,3 TWh (284 TWh nel 2022) soprattutto per effetto del meno 19,3% nella produzione termoelettrica solo parzialmente compensato dal più 15,6% delle fonti rinnovabili. Nel dettaglio, il segno meno compare per tutte le voci della produzione termoelettrica: solidi (meno 41,5%), prodotti petroliferi (meno 26,9%) e gas naturale (meno 15,9%). Tra le fonti rinnovabili sono in aumento la produzione idroelettrica (più 42,4%), quella fotovoltaica (più 9,2%) e quella eolica (più 13,7%) mentre si sono ridotte la generazione geotermica (meno 2,5%) e da bioenergie (meno 9,1%)”.
Altro dato degno di nota per l’elettricità, la spartizione del mercato italiano da parte dei produttori. Secondo quanto riportato dall’ARERA, nel 2023 l’ENEL si è riconfermata come la prima azienda per produzione elettrica, sebbene la sua quota (16,9%) abbia perso oltre un punto percentuale, Segue l’Eni al 9,5% (stabile rispetto al 2022).