(Rinnovabili.it) – Mattoni tipo Lego per montare e smontare le case senza produrre rifiuti, pavimenti che producono energia, finestre che depurano l’aria: è l’effervescente creatività delle aziende italiane nel campo della edilizia ecosostenibile. Come sarà la casa del futuro? Questa la domanda da cui è partito oggi Eta Beta, il programma quotidiano di Radio 1 e dedicato ai fermenti innovativi che investono la società, dal web all’economia, dal tempo libero alla cultura. L’ideatore e conduttore del programma, Massimo Cerofolini, ha esplorato un settore in grande fermento aiutato dal direttore del quotidiano Rinnovabili.it Mauro Spagnolo.
Se si guarda al panorama italiano, l’input principale arriva da Bruxelles. “Dopo anni di immobilismo, le nuove direttive europee spingono l’Italia verso l’edilizia ecosostenibile – spiega Spagnolo – Il riferimento è la direttiva 31/2010 sugli NZEB, gli edifici a energia quasi zero: tutti gli edifici pubblici e privati dovranno rispettare questo standard entro, rispettivamente, il 2018 e il 2020”.
L’ingegno al servizio dei materiali innovativi
La creatività italiana interpreta l’esigenza di un’edilizia green attraverso la galassia delle startup che si occupano di materiali innovativi. Gli esempi sono molti. Fibra di legno, calce e canapa: con questi semplici materiali naturali, che garantiscono grandi performance di isolamento e quindi di risparmio energetico, nasce Biomattone. Tiene caldo d’inverno e fresco d’estate, regola l’umidità, è un perfetto isolante acustico e costa poco. Il prodigioso ritrovato di bioedilizia è stato inventato da Equilibrium, start up nata a Lecco nel 2011.
Rewallution, startup di Aosta, ha ideato e brevettato SpeedyBRICK. È un sistema costruttivo che ricorda molto da vicino i mattoncini Lego. In pratica l’idea alla base è assemblare blocchi modulari per realizzare muri perimetrali o pareti divisorie, incastrando i blocchi senza dover usare malta o altro. “Questi mattoni si aggregano a secco, si assemblano con facilità, sono già interfacciati con l’impiantistica e sono anche antisismici grazie ad un’anima interna di metallo”, spiega Spagnolo. Il sistema non prevede la tinteggiatura e rivestimenti, un vantaggio in grado di ridurre le emissioni, e una volta giunto a fine vita la costruzione può essere smontata pezzo per pezzo e riutilizzata senza inutili – e inquinanti – conferimenti in discarica.
L’importanza del riciclo per la bioedilizia
Fronte spesso sottovalutato ma assolutamente centrale nell’ambito della bioedilizia è quello del riciclo. Ogni anno vengono prodotti in Italia 45 milioni di tonnellate di rifiuti inerti, e cioè gli scarti e le rimanenze di materiali da costruzione o materiali derivanti da demolizioni, costruzioni e scavi. Le soluzioni alternative non mancano, ma il punto centrale è cambiare il nostro modo di pensare. “Come oggi siamo bravi a smaltire elettrodomestici – commenta il direttore di Rinnovabili.it – allo stesso modo dobbiamo imparare a smantellare e riciclare anche gli edifici”.
Ci sono molti esempi di costruzioni avvenute con i materiali riciclati: a Torino il palaghiaccio Olimpico (la cui base interna ed esterna è stata realizzata utilizzando 20.000 metri cubi di aggregati riciclati) e lo Juventus Stadium (realizzato con i materiali di demolizione del vecchio stadio “Delle Alpi” con 40’000 metri cubi di calcestruzzo frantumato per la base). O ancora l’Expo di Milano, o il nuovo molo a La Spezia.
Il ventaglio di materiali utilizzabili è molto ampio. Un ottimo esempio in questo senso è Modulo Eco, prototipo di padiglione ecosostenibile a Parma: utilizza sughero Corkpan, tostato, pressato e poi fissato con viti, fibra di canapa, fibra di legno e terra cruda. O ancora il progetto EcoGlass, che punta su tessere mosaico ottenute con polvere di vetro, ricavata da vecchi monitor di tv e pc dismessi.
L’innovazione arriva dalla finestra
Sono forse le finestre il principale vettore innovativo in questa fase, grazie all’introduzione di elementi che producono o fanno risparmiare energia. Da Losanna arriva la finestra a micro specchi, che hanno reazione intelligente in funzione delle condizioni climatiche interne ed esterne. Dalla Cina invece microscopiche sfere di idrogel che opacizzano automaticamente il vetro, limitando l’ingresso del calore e garantendo prestazioni molto elevate. O ancora l’idea alla base di View: un sottile strato di materiale elettrocromatico viene applicato sulle normali lastre di vetro. Così, controllando da remoto la vetrata si può gestire la capacità dell’elemento trasparente di riflettere o lasciar passare la luce, in base alle condizioni climatiche del momento.
“Dopo anni di sonno, questo mondo si è svegliato in modo impetuoso – conclude Spagnolo – Sono convinto che questa trasformazione a breve attraverserà l’intera filiera”.