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La forma della sostenibilità si fa Tonda

La forma della sostenibilità si fa Tonda

 

(Rinnovabili.it) – Baita Tonda nasce alla fine degli anni quaranta dalla matita raffinata dell’architetto veneziano Mario Kiniger, configurandosi subito come un apprezzato punto di riferimento per tutti gli sciatori ed escursionisti dello storico comprensorio sciistico di Folgaria- Serrada, oggi è stata ristrutturata per aumentarne la sostenibilità ambientale e migliorarne i servizi.

Morbidamente adagiata su un altipiano, quasi a ricalcare con le sue forme perfettamente rotonde i dossi della Martinella, la baita non è mai stata utilizzata come rifugio da alpinisti o sciatori estremi: anno dopo anno è diventata il punto di ritrovo, la tappa obbligata, di tutti coloro che vivono la montagna giornalmente, come sciatori, escursionisti o ciclisti, complice la posizione vicina agli impianti di risalita e lungo gli snodi principali dei percorsi di trekking.

Il frequente e fortunato utilizzo ha innescato una vera e propria serie di opere di ristrutturazione volte ad adeguare il rifugio alle sempre nuove esigenze dei suoi fruitori. Dagli anni cinquanta ad oggi Baita Tonda è stata oggetto di numerosi interventi architettonici che ne hanno arricchito le forme e mutato l’organizzazione degli spazi interni.

La recente normativa regionale sull’adeguamento dei rifugi e lo stato di conservazione delle strutture hanno determinato l’esigenza di una nuova ristrutturazione capillare di tutta la costruzione: Baita Tonda si veste di energia rinnovabile e sostenibilità ambientale.

 

 ECORIFUGI: LA FORMA DELLA SOSTENIBILITA' SI FA TONDA

 

La complessità dell’intervento consiste nel recuperare nuovi spazi per l’ampliamento della ristorazione, ormai satura, e per il pernottamento, funzione completamente assente nel vecchio impianto, senza eccedere di troppo le forme dell’allestimento originario, mantenendo così intatta la memoria dello storico rifugio e preservando le relazioni tra forme costruite e spazi aperti che nei decenni hanno fatto di Baita Tonda un piccolo capolavoro dell’architettura montana.

A fronte di una cospicua dilatazione del volume riscaldato e di una maggiore domanda energetica, determinata dall’aumento delle funzioni contenute, il nuovo rifugio dovrà fortemente limitare i consumi e le emissioni nocive, trasformando le proprie dotazioni impiantistiche e tecnologiche in una macchina per l’auto produzione di energia.

L’architetto Marcello Lubian accetta la sfida: semplicemente sfruttando il dislivello del terreno e riorganizzando gli spazi interni, crea un piccolo gioiello ecosostenibile che, con la complicità delle fonti di energia rinnovabile, trova nell’ecosistema in cui è inserito le uniche forme di sostentamento.

Un involucro perfettamente isolato e ventilato, realizzato in X-lam nelle parti fuori terra ed in doppia lastra di cemento armato nelle parti contro terra, riproduce perfettamente le forme sinuose ed accattivanti di Baita Tonda, spandendo la superficie necessaria all’ampliamento su tre livelli e reimpostando le relazioni tra gli spazi in modo da recuperare i volumi necessari alle nuove funzioni nel piano seminterrato.

 

 ECORIFUGI: LA FORMA DELLA SOSTENIBILITA' SI FA TONDA

 

Al piano terra, interessato dalla completa rotazione degli accessi a nord est verso la nuova seggiovia, sono contenute le funzioni di ristorazione, bar, cucina e servizi, nonché i collegamenti al piano superiore ed inferiore e gli accessi alla terrazza panoramica. Una camerata composta da circa 10 posti letto e bagno comune è stata incastonata nel livello sottotetto, mentre nel piano seminterrato sono state inserite le camere ed i servizi per il pernottamento, unitamente agli spazi per il personale, magazzini e vani tecnici.

Tutti gli spazi sono stati concepiti in funzione della posizione dello storico camino, fulcro attorno al quale ruotano le vestigia del rifugio storico e le propaggini del nuovo ampliamento, per poi sfondare e proiettarsi verso l’esterno in una contemplazione a 360 ° delle Dolomiti del Brenta.

L’allestimento impiantistico e tecnologico consente di dimezzare i consumi originari a fronte di una superficie utile tre volte maggiore di quella di partenza: l’edificio rispetta i parametri della classe B di Casa Clima con un fabbisogno energetico inferiore a 50 kWh/m², raggiungendo altissime prestazioni di qualità ed efficienza.

Il riscaldamento, l’illuminazione e l’acqua calda sanitaria sono ottenuti attraverso l’integrazione degli apporti di più fonti di energia rinnovabile, solare e geotermica. Due pompe di calore a sei sonde geotermiche ed un sistema di recupero del calore proveniente dal caminetto provvedono al riscaldamento degli ambienti di servizio, delle stanze da letto e della zona ristorante. L’acqua calda sanitaria viene ottenuta ad opera dei pannelli solari installati sulla copertura, mentre il sistema di trattamento dell’aria della zona ristorante e degli ambienti comuni è affidato ad un impianto di ventilazione interna con recupero del calore.

L’acqua, risorsa preziosissima ad alte quote, è gestita da un doppio sistema di recupero costituito da una cisterna per lo stoccaggio delle acque meteoriche da riutilizzare per l’alimentazione delle vaschette dei wc e da un serbatoio per le acque potabili, direttamente collegato all’acquedotto principale. Il sistema è in grado di garantire l’autonomia dell’edificio anche in caso di interruzione della fornitura dell’acqua.

Le emissioni nocive del nuovo rifugio sono state nettamente ridotte sia dal sistema impiantistico installato che non si basa sull’apporto di combustibili fossili, sia dall’introduzione di un impianto de-grassatore per gli scarichi delle cucine e di un sistema di triturazione per le acque reflue.

Il percorso indirizzato alla sostenibilità delle opere di ristrutturazione di Baita Tonda non si limita solamente alle scelte progettuali, all’introduzione di materiali ad alta efficienza ed agli apporti del sistema impiantistico: i tempi ed i modi adottati per l’organizzazione del cantiere su un contesto delicato come quello alpino raggiungono standard altissimi di qualità ed efficienza.

L’edificio è stato realizzato in soli sei mesi, sfruttando il periodo di disgelo e riducendo i problemi di accessibilità per i mezzi d’opera durante i mesi invernali. L’impiego di elementi prefabbricati, la riduzione del cemento e l’utilizzo di materiali leggeri facilmente trasportabili hanno consentito una cospicua riduzione dei tempi di realizzazione ed un minore sfruttamento del territorio, interessato dal passaggio di mezzi d’opera di dimensioni ridotte per un periodo di tempo limitato.

 

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