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Ecomafia 2023, l’Italia è sepolta dal cemento illegale

Ecomafia 2023: boom di ecoreati del cemento illegale
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Gli ecoreati accertati nel 2022 in tutte le filiere valgono 8,8 miliardi di euro

(Rinnovabili.it) – Sono più di 84 al giorno, cioè 3,5 ogni ora gli ecoreati commessi in Italia nel 2022. In lieve aumento rispetto all’anno precedente: +0,3%, per un totale ancora superiore ai 30mila: 30.686 gli illeciti accertati. Se aggiungiamo al conto anche gli illeciti amministrativi – in crescita di oltre il 13% – arriviamo a sfiorare quota 100mila. In tutto, queste filiere criminali fatturano qualcosa come 8,8 miliardi l’anno. Lo ha reso noto Legambiente nel rapporto Ecomafia 2023, presentato oggi alla Camera dei Deputati.

Rapporto Ecomafia 2023

Cresce il cemento

Uno degli “acuti” registrati dal rapporto è quello del numero di reati legati al ciclo del cemento illegale. Fra abusivismo, reati urbanistici e illeciti nella filiera degli appalti, questa tipologia di ecoreati nel 2022 è cresciuta del 28,7% sull’anno precedente. In termini assoluti arriva a 12.216 reati: quasi 4 su 10 ecoreati in Italia ha a che fare col cemento.

“Sono numeri che preoccupano molto, soprattutto alla luce dei cantieri legati al PNRR”, sottolinea Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente. “Non sono tutti reati di mafia ma si tratta di reati-spia, che devono far accendere i riflettori”, aggiunge.

Fauna e rifiuti, alti e bassi

Al secondo posto nella classifica del rapporto Ecomafia 2023 si piazzano i reati contro la fauna. Una tipologia in crescita del 4,3% con un totale di 6.481 illeciti di rilevanza penale e quasi 5.500 persone denunciate. Mentre calano i reati connesso con il ciclo dei rifiuti: gli illeciti sono 5.606, un calo del 33,8%, mentre aumentano le inchieste in cui viene contestata l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (268 contro le 151 del 2021). Infine, se il dato sugli incendi è molto positivo (-57% sul 2021, anno dei record), buoni numeri sono anche quelli del contrasto al fenomeno: salgono i controlli, le persone denunciate e i sequestri, anche se il dato dei reati legati a roghi dolosi è in calo del 3,3%.

Ecomafia 2023: uno sguardo ai territori

La geografia degli ecoreati presenta alcune novità. Il Lazio ha superato la Calabria per numero di reati accertati posizionandosi al 4° posto. Resta invece invariato il podio costituito da Campania (4.020 reati, il 13,1% del totale nazionale), Puglia (3.054) e Sicilia (2.905), con le ultime due che si sono scambiate di posto rispetto al 2021.

Altre novità: la Lombardia, sempre prima tra le regioni del Nord, scavalca anche la Toscana e arriva al 6° posto con 2.141 infrazioni penali. L’Emilia-Romagna fa anch’essa un balzo dal 12° all’8° posto, complice un incremento dei reati del 35% in 12 mesi. Mentre Roma si conferma la provincia con più illeciti, si segnala il balzo di Genova che sale al 4° posto.

Pichetto: “Rivedremo il TUA”. Legambiente vuole il Ddl Agromafie

Per affrontare la proliferazione di ecoreati servono i giusti strumenti di contrasto e prevenzione. Che si costruiscono sul piano normativo. Su questo punto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nel suo intervento alla presentazione del rapporto Ecomafia 2023 ha ricordato che il MASE procederà a una revisione del codice dell’ambiente (il testo unico sull’ambiente, TUA) del 2006 valutando “cos’è attuale e cosa non lo è, cosa c’è e cosa manca” nel TUA. La revisione complessiva, già annunciata a gennaio 2023, dovrebbe avere la forma di un ddl di iniziativa governativa.

Più nell’immediato, a settembre, il MASE dovrebbe partorire anche gli attesi decreti attuativi per le ispezioni del Sistema nazionale protezione ambiente (SNPA), istituito dalla legge 132/2016. “Lo schema di decreto è già pronto e al vaglio del ministero, che a settembre dovrebbe valutarlo in sede di conferenza Stato-Regioni”, precisa la presidente di ISPRA Maria Siclari.

Ddl Agromafie e nuovo Codice degli appalti tra le priorità segnalate da Legambiente. Sul primo punto, l’associazione del cigno verde chiede l’approvazione del ddl per tutelare meglio il patrimonio agroalimentare italiano e la salute. Il decreto è già stato varato dall’esecutivo durante la legislatura precedente, nell’aprile del 2020, a firma Bonafede e Bellanova, ma non è mai iniziato l’iter parlamentare. Sul codice degli appalti sarebbe bene rivedere alcuni aspetti normativi a partire dal meccanismo del subappalto a cascata e dal monitoraggio costante degli appalti previsti dal PNRR.

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