(Rinnovabili.it) – Compie 5 anni di attività l’eco rifugio Neue Monte Rosa-Hütte, un cristallo sfaccettato di alluminio e legno immerso nella cornice mozzafiato delle Alpi Svizzere, dove fanno capolino il Monte Cervino e la Punta Dufour.
In occasione del 150° anniversario del Politecnico federale di Zurigo nasce il progetto di quello che diverrà il più grande esempio di architettura ecosostenibile ad alta quota. Un’equipe formata da ricercatori e tecnici dell’EMPA (l’istituto nazionale svizzero per la ricerca nel campo dei materiali), insieme al professor Andrea Deplazes con i suoi studenti della facoltà di Architettura di Lucerna, in collaborazione con il Club Alpino Svizzero e sotto la supervisione del Politecnico di Zurigo, ridisegna completamente i canoni dell’architettura montana, dando vita ad un piccolo gioiello ecosostenibile, fortunato connubio di design, funzionalità e tecnologia.
Il nuovo eco rifugio prende il posto della storica Capanna del Monte Rosa, costruita nel 1895, punto di arrivo di un percorso alpinistico che si snoda lungo i ghiaccia Del Grenz e del Gorner, proprio sopra Zermatt, la nota località sciistica del canton Vallese.
Ogni minimo dettaglio, dalla progettazione alla cantierizzazione è stato studiato nel nome dell’ecosostenibilità. I materiali impiegati sono completamente riciclabili, o facilmente smaltibili e non causano l’immissione nell’atmosfera e nel sottosuolo di agenti dannosi per l’ambiente. Le dotazioni impiantistiche garantiscono un’autosufficienza energetica del 90%, raggiunta sfruttando al massimo le risorse naturali del sole e della neve.
La configurazione dell’edificio, assimilabile ad un prisma, ricorda le forme di un cristallo di neve e, grazie al rivestimento in alluminio translucido, lo rende perfettamente integrato all’ambiente circostante: dal basso le sfaccettature prismatiche sono facilmente distinguibili dagli alpinisti che si apprestano a raggiungerlo, mentre dall’alto appare come una pietra piatta.
Sotto la pelle di alluminio, il cuore del rifugio è costituito da circa 50 cellule modulari in legno, completamente prefabbricate a piè d’opera e caratterizzate da un rapporto tale tra i pesi e le dimensioni che ha reso possibile il trasporto in elicottero dei materiali sul cantiere e semplificato le operazioni di montaggio e di sollevamento, il tutto sotto l’insegna del risparmio energetico anche nelle attività di trasporto e realizzazione.
Il rivestimento in alluminio, che avvolge l’edificio dalle facciate al tetto senza soluzione di continuità, si interrompe lungo il lato esposto a sud, lasciando spazio ad un sistema fotovoltaico integrato composto da 85 mq di pannelli, in grado di assicurare un’efficienza energetica pari al 90% del reale fabbisogno. L’energia acquisita viene raccolta in accumulatori dotati di valvole di regolazione che garantiscono la dotazione di energia elettrica durante la notte e nelle giornate di cielo coperto. L’elettricità provvede all’illuminazione degli ambienti, agli elettrodomestici, al trattamento delle acque grigie e al sistema di ventilazione forzata. Il restante 10% del fabbisogno viene coperto da una centrale di cogenerazione integrativa.
L’acqua calda sanitaria, necessaria alle esigenze dei 120 avventori che la struttura è in grado di ospitare, viene ottenuta mediante lo sfruttamento di 35 mq di pannelli solari, aggrappati sulle rocce a sud del rifugio. In questo senso l’edificio sfrutta a pieno la risorsa solare per la produzione di energia, complice il maggiore rendimento dei pannelli alle altissime quote, in funzione dell’ottima nitidezza dell’aria e dell’attività di riflessione dei raggi solari ad opera dell’ambiente circostante.
L’altissimo rendimento energetico dell’eco rifugio viene raggiunto tramite una gestione domotica di tutta l’energia accumulata: un sistema centrale direttamente controllato dal Politecnico di Zurigo gestisce e distribuisce correttamente le risorse energetiche sulla base di un modello matematico che registra le previsioni atmosferiche, il numero di ospiti e l’energia prodotta.
L’acqua, risorsa preziosissima e difficilmente trasportabile alle alte quote, viene doppiamente recuperata. Le acque di scolo e le acque grigie, vengono riutilizzate per alimentare le vaschette dei wc tramite un sistema alimentato dall’energia solare autoprodotta, mentre in estate l’acqua proveniente dallo scioglimento della neve viene immagazzinata in una vasca sotterranea, custodita ad una temperatura tale da consentire il mantenimento dello stato liquido anche durante i freddi mesi invernali. Una volta microfiltrata, la preziosa risorsa viene utilizzata per alimentare i bagni e la cucina.
La meticolosa gestione energetica della struttura non lascia in disparte la modulazione della luce naturale, la cui corretta distribuzione diminuisce il ricorso alle fonti artificiali di illuminazione. Sulla facciata principale la pelle di alluminio si interrompe per dare respiro ad un’ampia vetrata, in grado di illuminare completamente gli ambienti comuni situati al piano terra e di restituire la vista dello spettacolo sconvolgente dei ghiacciai circostanti. I piani superiori conservano invece il tipico aspetto dei rifugi di montagna con piccole bucature che si aprono verso l’alto. Tutte le finestre, energeticamente performanti, sono dotate di tripli vetri ed il loro posizionamento è stato studiato in maniera tale da evitare il surriscaldamento estivo e da resistere all’azione orizzontale del vento.
Primo esempio nell’arco Alpino di una gestione completamente sostenibile applicata a 360° ad un edificio, l’eco rifugio da cinque anni ospita alpinisti, sciatori, ed i ricercatori del Politecnico di Zurigo che ogni anno si incontrano per un convegno sullo sviluppo della domotica e dell’energia. Il cristallo di neve delle Alpi Svizzere si eleva così al ruolo di nuovo archetipo per l’architettura montana, proponendo agli ospiti che vi si imbattono un modello di vita biocompatibile, senza rinunciare ai comfort della vita di tutti i giorni.