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Draghi al Parlamento: l’Italia non intende voltarsi dall’altra parte

Aiuti all’Ucraina e sull’energia: il Governo ha allo studio misure per ridurre dipendenza dalla Russia. Scorte di gas sufficienti per l’Italia. Puntare su aumento deciso delle produzioni da rinnovabili. Il gas “utile mezzo” per la transizione

Credits: Governo (CC-BY-NC-SA 3.0 IT)

di Fabrizia Sernia

“Ai cittadini italiani, che sono preoccupati per le conseguenze di questo conflitto (fra la Russia e l’Ucraina, ndr), voglio dire che il Governo è al lavoro incessantemente per contrastare le possibili ricadute per il Paese”. “Il governo è inoltre al lavoro per mitigare l’impatto di eventuali problemi per quanto riguarda le forniture energetiche”. Con lo stile a cui ci ha abituati in questi mesi, nitido e  asciutto,  ma in molti passaggi sinceramente preoccupato per il popolo che con “eroica resistenza” sta lottando contro “l’invasione da parte della Russia”,  il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto ieri le sue Comunicazioni sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, dapprima al Senato, in mattinata, successivamente alla Camera, nel pomeriggio, ottenendo il sostegno del Parlamento sulle iniziative adottate. 

Draghi ha dapprima precisato il segno della condanna per “una guerra di aggressione nei confronti di uno Stato sovrano” che è nei confronti “della posizione del presidente Putin”, viceversa “non è uno scontro contro la nazione e i suoi cittadini,  molti dei quali  non approvano le azioni del loro Governo. Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina – ha aggiunto il Premier – sono state arrestate circa seimila persone per aver manifestato contro l’invasione dell’Ucraina, 2mila 700 solo nella giornata di domenica. Ammiro il coraggio di chi vi prende parte”. “L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte” – ha affermato Draghi. Molti passaggi del discorso del premier sono  stati dedicati alle misure volte a dare un contributo sia per assicurare sostegno al Governo di Kiev – 110 milioni per il bilancio generale dello Stato -,  sia al Comitato Internazionale della Croce  Rossa,  –  con uno stanziamento di oltre un milione di euro  e la donazione di oltre 4 tonnellate di materiale sanitario, oltre a tende familiari e brandine –, a cui si aggiunge “lo stanziamento  nel Consiglio dei Ministri di ieri  di 10 milioni di euro a carico del Fondo per le emergenze nazionali, per assicurare assistenza e soccorso alla popolazione”. Molte altre sono le iniziative emerse dalla “Comunicazione” in aiuto della popolazione e   concordate  in seno all’Unione europea e all’Agenzia delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di accogliere  gli sfollati e aiutare i Paesi che li accolgono.  “L’Italia ha risposto all’appello del Presidente ucraino Zelensky che aveva chiesto equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall’aggressione  russa” – ha detto ancora Draghi -. “E’ necessario che il Governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all’invasione e difendere l’indipendenza del Paese. A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie, non è possibile rispondere solo con incoraggiamenti e atti di deterrenza. Questa è la posizione italiana, la posizione dell’Unione europea, la posizione di tutti i nostri alleati”.   

Fattore D come Dipendenza energetica  

A partire dall’indomani dell’aggressione russa dell’Ucraina, uno dei fattori in testa alle maggiori preoccupazione per l’Italia è stata subito la sua dipendenza energetica dall’estero. Il premier ha spiegato il nuovo scenario che si prospetta per l’Italia, soffermandosi in particolare su quattro punti: 1) una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia non dovrebbe comportare seri problemi, grazie ai volumi di  gas disponibili negli stoccaggi; 2) Non è possibile essere così dipendenti dalle decisioni di un solo Paese e su questo il Governo ha allo studio una serie di misure; 3) Occorre impegnarsi sull’obiettivo della diversificazione delle fonti energetiche e puntare a un aumento deciso delle energie rinnovabili, ma il gas è un utile mezzo verso la transizione; 4) E’ tempo di pensare a un approccio comune per lo stoccaggio e l’approvvigionamento di gas, che favorirebbe prezzi più bassi all’acquisto e maggior riparo in caso di “shock isolati” energetici. 
          
Ed ecco  le  parti dell’intervento del Presidente del Consiglio sugli aspetti energetici:  “(..) Il governo è inoltre al lavoro per mitigare l’impatto di eventuali problemi per quanto riguarda le forniture energetiche. Al momento non ci sono segnali di un’interruzione delle forniture di gas. Tuttavia è importante valutare ogni evenienza, visto il rischio di ritorsioni e di un possibile ulteriore inasprimento delle sanzioni. L’Italia importa circa il 95% del gas che consuma e oltre il 40% proviene dalla Russia. Nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe di per sé comportare seri problemiL’Italia ha ancora 2,5 miliardi di metri cubi di gas negli stoccaggi e l’arrivo di temperature più miti dovrebbe comportare una significativa riduzione dei consumi da parte delle famiglie. La nostra previsione è che saremo in grado di assorbire eventuali picchi di domanda attraverso i volumi in stoccaggio e altre capacità di importazione.  

Tuttavia, in assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni, ma anche nel futuro più immediato, rischia di essere più complicata. Il Governo ha allo studio una serie di misure per ridurre la dipendenza italiana dalla Russia. Voglio ringraziare il Ministro Cingolani per il grande lavoro che sta svolgendo su questo tema. Le opzioni al vaglio, perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici, riguardano prima di tutto l’incremento di importazioni di gas da altre fornitori – come l’Algeria o l’Azerbaijan; un maggiore utilizzo dei terminali di gas naturale liquido a disposizione; eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio, che non prevederebbero comunque l’apertura di nuovi impianti. Se necessario, sarà opportuno adottare una maggiore flessibilità sui consumi di gas, in particolare nel settore industriale e quello termoelettrico. 

La diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico è un obiettivo da perseguire indipendentemente da quello che accadrà alle forniture di gas russo nell’immediato.
Non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo Paese. Ne va anche della nostra libertà, non solo della nostra prosperità. Per questo, dobbiamo prima di tutto puntare su un aumento deciso della produzione di energie rinnovabili – come facciamo nell’ambito del programma “Next Generation EU”.
Dobbiamo continuare a semplificare le procedure, l’ho detto l’altra volta, lo ripeto oggi, lo continuerò a dire perché effettivamente sono il maggior ostacolo, per i progetti onshore e offshore di rinnovabili, continuiamo a farlo, continueremo a spingere su questo punto. Dobbiamo anche investire sullo sviluppo del biometano. Ma il gas rimane un utile mezzo per affrontare la transizione.
Dobbiamo ragionare su un aumento della nostra capacità di rigassificazione e su un possibile raddoppio della capacità del gasdotto TAP. (…)

In caso di interruzioni nelle forniture di gas dalla Russia, l’Italia avrebbe più da perdere rispetto ad altri Paesi europei che fanno affidamento su fonti diverse. Ma questo non diminuisce la nostra determinazione a sostenere sanzioni che riteniamo giustificate e necessarie. 
È però importante muoverci nella direzione di un approccio comune per lo stoccaggio e l’approvvigionamento di gas. Farlo permetterebbe di ottenere prezzi più bassi dai Paesi produttori e assicurarci vicendevolmente in caso di shock isolati. 

La guerra avrà conseguenze sul prezzo dell’energia, che dovremo affrontare con nuove misure a sostegno delle imprese e delle famiglie. È opportuno che l’Unione europea le agevoli, per evitare contraccolpi eccessivi sulla ripresa.
Nel lungo periodo, questa crisi ci ricorda l’importanza di avere una visione davvero strategica e di lungo periodo nella discussione sulle nuove regole di bilancio in Europa.
  A dicembre, insieme al Presidente francese Macron, abbiamo proposto di favorire con le nuove regole gli investimenti nelle aree di maggiore importanza per il futuro dell’Europa, come la sicurezza e la difesa dell’ambiente.  Il disegno esatto di queste regole deve essere discusso con tutti gli Stati membri.
Tuttavia, questa crisi, come anche la transizione ecologica, come anche altri impegni successivi alla pandemia che ci siamo trovati a dover affrontare, rafforza la necessità di scrivere regole compatibili con le ambizioni che abbiamo per l’Europa. (…)