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Dove va il green building? Parla il “padrino del green”

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(Rinnovabili.it) – Cosa ci dobbiamo aspettare nel prossimo futuro dal green building? Quali tendenze prenderanno il sopravvento da qui ai prossimi anni? Cosa funziona e cosa va ripensato radicalmente? A questi importanti domande prova a rispondere Jerry Yudelson nel suo ultimo libro “Reinventing Green Building”. L’ex presidente del sistema di rating Green Globes – “il padrino del green” secondo la rivista Wired – spazia dai sistemi di certificazione all’efficienza energetica, dalle fette di mercato dove si possono sviluppare le maggiori potenzialità alle opportunità offerte da cloud computing e big data.

 

I costi del cambiamento climatico

Il ragionamento di Yudelson parte da una considerazione di base: quando si parla di green building tutto ruota sempre più attorno al tema dell’energia. Efficienza energetica, edifici a energia quasi zero, gestione dei consumi orientata dall’analisi di dati e tramite cloud, per fare alcuni esempi. Da qui due considerazioni. La prima fissa un dato di fatto: per la maggior parte degli edifici l’energia è il costo operativo più difficile da controllare. La seconda riguarda la crescente consapevolezza della connessione tra consumi energetici e cambiamento climatico a livello globale, che con tutta probabilità porterà una maggiore attenzione all’efficienza energetica tanto nell’azione dei governi, quanto nella responsabilità sociale delle aziende.

 

Le certificazioni green hanno fallito?

leedQueste tendenze fondamentali, secondo Yudelson, devono essere accompagnate da strumenti operativi efficienti. Proprio per questo tra le pagine del libro risuona quasi un “de profundis” per i sistemi di certificazione energetica: così come sono strutturati oggi, non danno i risultati sperati. Fondamentalmente c’è una crescita zero per la certificazione green negli Stati Uniti dal 2011 al 2015. Per gli edifici esistenti, il tasso di certificazione corrente è 0,05% nel settore commerciale, e in quello residenziale è ancora più basso. Perché questa stagnazione?

“Il tasso di crescita per la certificazione sta rallentando – osserva Yudelson – perché tutti i “bersagli facili” l’hanno adottata, ad esempio i grandi uffici commerciali nelle principali città, le grandi università, le agenzie governative “progressiste” e le grandi multinazionali. Il fatto è che i sistemi di certificazione esistenti sono troppo costosi (e di gran lunga) rispetto ai benefici che comportano”

 

Per guardare soltanto alla situazione statunitense, meno dell’1% degli edifici non residenziali ha una certificazione LEED, cifra ancora più bassa per quelli residenziali.

 

Puntare sugli edifici esistenti

Per Yudelson bisogna puntare ad abbattere i consumi energetici degli edifici esistenti: altrimenti non si combatte davvero il cambiamento climatico, che esige una risposta immediata e non può attendere le evoluzioni del mercato immobiliare. Inoltre già oggi gli interventi sull’esistente hanno un trend di crescita molto maggiore rispetto alle nuove costruzioni. Per Yudelson le maggiori opportunità per l’efficienza energetica sono negli edifici più grandi, ad esempio quelli con un punteggio Energy Star di 50-75. In altre parole, gli edifici che sono ragionevolmente efficienti ma non nel quintile superiore della loro categoria.

 

“Gli edifici a energia quasi zero non saranno mai la maggioranza – scommette Yudelson – e questo è ok. Siamo in grado di raggiungere i nostri obiettivi di riduzione di emissioni di carbonio dimezzando i consumi degli edifici esistenti, oltre che puntando sulle nuove costruzioni completamente green”

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Un nuovo sistema di rating e controlli delle performance reali

Secondo Yudelson serve un nuovo sistema di rating che superi i vari LEED, BREEAM, Green Star. Per essere adottato in massa dovrà comportare costi inferiori, essere smart, semplice e sostenibile, e tenere in esclusiva considerazione fattori come energia e emissioni, acqua, rifiuti e acquisti sostenibili. E una grossa opportunità in questo senso viene dall’implementazione della tecnologia cloud e dei big data nei meccanismi di controllo in remoto del consumo energetico degli edifici. In questo modo è possibile monitorare le reali performance di un edificio nel tempo. Ed è proprio su questo che dovrebbe puntare il nuovo rating, invece di limitarsi a una fotografia della situazione al termine dei lavori.

 

Occhio a solare e consumo d’acqua

Le maggiori potenzialità, secondo Yudelson, vengono dal prossimo boom del solare e dallo sviluppo di soluzioni innovative per ridurre il consumo di acqua. Per quanto riguarda il solare, nell’arco dei prossimi decenni i costi potrebbero dimezzarsi e attirare investimenti e quindi nuovi posti di lavoro nel settore, avviando un circolo virtuoso. Dall’altro lato, il pericolo reale di avere sempre meno acqua disponibile sta già impegnando architetti, designer e proprietari nella ricerca di tecniche per ridurne i consumi. Un settore che prossimo futuro diventerà sempre più centrale.

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