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Domanda globale di petrolio: l’Arabia Saudita taglia i piani di espansione

Riad ha deciso di cancellare il piano di aumento della capacità produttiva di Saudi Aramco, che avrebbe aumentato del 30% la spare capacity del paese entro il 2027. Strategia in vista di un calo strutturale della domanda, o tattica per innervosire i mercati e capitalizzare ogni shock – come quelli innescati dalla guerra a Gaza?

Domanda globale di petrolio: l’Arabia Saudita taglia i piani di espansione
Foto di Glen Carrie su Unsplash

L’IEA prevede che la domanda globale di petrolio raggiunga il picco nel 2030

(Rinnovabili.it) – La domanda globale di petrolio continuerà davvero a crescere significativamente nei prossimi anni, come sostengono alcuni dei principali paesi produttori? Oppure la curva sarà più simile a quella che prevede l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), che fissa il picco del petrolio attorno al 2030?

L’impatto di Riad sulla domanda globale di petrolio

La domanda diventa più interessante se letta insieme a una decisione inattesa presa dall’Arabia Saudita ieri: la monarchia del Golfo ha cancellato i piani di espansione della capacità produttiva di Saudi Aramco, la compagnia nazionale del petrolio. “Saudi Aramco annuncia di aver ricevuto una direttiva dal Ministero dell’Energia per mantenere la sua capacità massima sostenibile (Msc) a 12 milioni di barili al giorno e di non continuare ad aumentare tale capacità a 13 milioni come previsto”, scrive la compagnia in una nota.

Solo lo scorso novembre, alla vigilia della Cop28 di Dubai, Saudi Aramco aveva annunciato di voler procedere con l’espansione. Un piano da diversi miliardi di dollari che avrebbe portato la capacità produttiva del regno a 13 mln di barili al giorno (bpd) entro il 2027, e reso sostenibile dai previsti aumenti nella domanda globale di petrolio trainati soprattutto da India e Cina. Oggi Riad produce circa 9 mln bpd, dopo aver abbassato l’output nell’ambito del piano Opec+ per tenere alti i prezzi del greggio ed evitare un surplus di offerta.

Strategia o tattica?

Dietro la mossa dei sauditi, però, potrebbe esserci più tattica che strategia. Il regno ha bisogno di un prezzo del barile di circa 108 dollari per pareggiare il bilancio, in cui le entrate petrolifere rappresentano ancora la quota assolutamente principale nonostante i primi passi compiuti nella diversificazione. La quotazione del petrolio, oggi, è decisamente più bassa: il Brent viaggia sugli 80 $/barile.

Cambiare piani, quindi, potrebbe mettere in agitazione i mercati sfruttando uno dei principali punti di forza del paese. Riad è l’unico attore globale ad avere una spare capacity significativa, cioè un potenziale di aumentare la produzione in breve tempo per attutire eventuali shock. Ridurre la spare capacity significa rendere più rischioso qualsiasi scossone internazionale. Come, ad esempio, l’interruzione del traffico marittimo attraverso il mar Rosso a causa delle diramazioni regionali della guerra a Gaza.