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Le misure anti-coronavirus hanno ridotto la domanda elettrica in Italia ed Europa

domanda elettrica
Di Игоревич – Opera propria, Pubblico dominio

A marzo la domanda elettrica italiana è diminuita del 20%

(Rinnovabili.it) – Le misure di contrasto alla diffusione del coronavirus stanno già dando i primi larghi effetti sull’economia, settore energetico in primis. In Europa quasi ogni Paese ha assistito ad un calo della domanda elettrica dal 2% al 7% su base settimanale. Sulla media comunitaria spiccano però Italia, Spagna e Francia dove l’impatto registrato è quasi il doppio. A trarre un primo bilancio dei consumi comunitari è oggi il think tank Ember, in un’analisi dedicata (testo in inglese).

Il documento mostra come in Italia l’ultimo calo settimanale della domanda elettrica abbia registrato un meno 12%. Se sommato, però, al taglio dell’8% della settimana precedente, l’impatto totale si fa molto più alto. E il nuovo blocco imposto dal governo a industrie e servizi non essenziali quasi certamente si tradurrà in un dato percentuale ben superiore al 20%. Numeri che trovano conferma nell’annuncio dello scorso venerdì da parte dell’utility A2A. La società ha confermato infatti a causa dell’epidemia di COVID-19 si è registrata una riduzione del 15% della domanda elettrica in tutta Italia, nelle ultime 2 settimane; percentuale che sale al 25% nelle regioni settentrionali.

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Non va molto meglio in Spagna, dove l’impatto settimanale è stato del -10% sulla domanda di elettricità; o Francia, dove i dati ENTSO-E mostrano un calo del 10-13% negli ultimi giorni.

“Sebbene il primo caso di coronavirus in Europa sia stato confermato quasi 2 mesi fa, è stato solo negli ultimi 10 dieci giorni che la crisi ha gradualmente paralizzato il Continente”, scrive Ember. “Pertanto, abbiamo pensato che un’analisi approfondita una tantum delle modifiche settimanali avrebbe fornito una buona idea di come ciò abbia già iniziato a incidere sulla domanda di elettricità”.  

Ovviamente siamo ancora nella fase iniziale, quindi sarà necessario un monitoraggio costante per i cambiamenti e non dovremmo trarre ancora grandi conclusioni da questi primi risultati”

Il mercato delle emissioni europeo sarà la prima vittima energetica

C’è però chi ha vede questo turbamento del settore elettrico come uno dei responsabili del colpo assestato al mercato comunitario della CO2. Secondo Cerre, Centro di regolamentazione in Europa, l’ETS europeo è sicuramente lo strumento di politica climatica più esposto allo shock COVID-19. 

Il prezzo del carbonio sta calando, raggiungendo i livelli più bassi (16 euro per tonnellata) toccati da novembre 2018”, scrive Cerre. Il prezzo delle quote difficilmente si riprenderà nel 2020 e gli esperti ritengono che l’incertezza e l’instabilità del sistema potrebbero minare i piani europei per l’eliminazione graduale del carbone. “Potrebbe anche anche ridurre il reddito pubblico derivante dalle vendite all’asta e rallentare gli investimenti a basse emissioni di carbonio”.

Per questo motivo il Centro raccomanda alla Commissione europea di stabilizzare il sistema di tariffazione del carbonio, facendone una priorità nell’agenda comunitaria. Il suggerimento è quello di prendere in considerazione corridoi di prezzi che garantiscano la coerenza per l’intera fase quattro dell’ETS (2021-2030).

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