I punti chiave del Dl Materie Prime Critiche in discussione al CdM
Iter più rapidi e autorizzazione unica per le nuove miniere inquadrate come “progetti strategici”. Le cui royalties saranno spartite tra stato e regioni. E sblocco del fondo nazionale per il Made in Italy, via maestra per promuovere gli investimenti e la filiera nazionale dell’estrazione, trasformazione e riciclo dei minerali strategici per la transizione. Sono i punti principali della bozza di Dl Materie Prime Critiche preparata dal Mimit che approderà oggi, 20 giugno, in CdM.
Dl Materie Prime Critiche, dalle concessioni minerarie al riciclo
La bozza di decreto-legge tocca tutti gli ambiti della filiera, dalle concessioni minerarie agli investimenti in nuovi progetti, dalla trasformazione delle materie prime fino al riciclo. In questo senso, le misure previste dalla nuova norma sviluppano alcune iniziative già in essere dedicate alle materie prime critiche.
Come ricordava pochi giorni fa il sottosegretario al ministero delle Imprese del Made in Italy Massimo Bitonci, è in corso un progetto finanziato tramite fondi PNRR e RePowerEU per la mappatura e la caratterizzazione dei siti potenzialmente fonti secondarie di materie prime critiche sull’intero territorio nazionale. Le informazioni che l’Ispra farà confluire nel database saranno confrontabili e condivisibili con gli altri paesi UE.
Un orientamento che risponde all’iniziativa europea di sganciare il continente dall’eccessiva dipendenza dalle catene di fornitura globali dei critical raw materials (CRM). Nel regolamento UE sulle materie prime critiche, Bruxelles ha fissato degli obiettivi nazionali obbligatori al 2030 per estrazione, trasformazione e riciclo, prevedendo anche che nessun minerale possa provenire per più del 65% da un unico paese.
La Commissione ha anche aggiornato la lista di CRM, che ora conta 30 elementi: antimonio, afnio, barite, bauxite, berillio, bismuto, borato, carbon coke, cobalto, fluorite, fosforite, fosforo, gallio, germanio, gomma naturale, grafite naturale, indio, litio, magnesio, metalli del gruppo del platino, titanio, niobio, scandio, silicio metallico, stronzio, tantalio, terre rare leggere, terre rare pesanti, tungsteno e vanadio.
Verso iter autorizzativi più snelli
Uno dei capisaldi del Dl Materie Prime Critiche è lo snellimento delle procedure autorizzative, disciplinate dagli articoli 3, 4 e 5. Per riconoscere un progetto come strategico, il comitato interministeriale dovrà dare risposta entro 60 giorni. Presso il MASE viene istituito un punto unico nazionale di contatto a cui andranno presentate le istanze. Per i nuovi progetti di coltivazione l’autorizzazione non può arrivare oltre i 27 mesi dalla richiesta, mentre per quelli che riguardano trasformazione e riciclo il tempo massimo è 15 mesi. In caso di iter autorizzativo già avviato, i tempi scendono, rispettivamente, a 24 e 12 mesi. Inoltre, in molti casi il permesso di ricerca non è vincolato all’ottenimento della VIA.
Il ruolo del Fondo nazionale per il Made in Italy
Il fondo strategico istituito a fine 2023 per rafforzare le filiere strategiche nazionali sarà uno strumento chiave per promuovere gli investimenti nei CRM. È autorizzato a investire, anche tramite altri fondi, in strumenti di rischio emessi da società di capitali, anche quotate in mercati regolamentati, comprese quelle costituite in forma cooperativa. Un decreto del Mef dovrà stabilire i requisiti per l’accesso al fondo. Resta la dotazione iniziale prevista, di 1 miliardo, che potrà essere aumentata.
Royalties e coordinamento
L’articolo 6 istituisce un Comitato tecnico per le materie prime critiche e strategiche che avrà il compito di monitorare sotto il profilo economico, tecnico e strategico le catene di approvvigionamento e le necessità delle aziende, e sarà responsabile della gestione delle scorte di CRM. Secondo il Dl Materie Prime Critiche, il Comitato tecnico dovrà aggiornare ogni 3 anni un piano nazionale che indichi le azioni prioritarie e le linee di finanziamento per metterle in atto.
In parte, le risorse per la nuova gestione delle materie prime critiche deriveranno dalle royalties generate dalle nuove concessioni minerarie. Le aliquote a carico del gestore del progetto variano tra il 5 e il 7% e saranno ripartite tra stato e regioni interessate. Quelle di competenza nazionale confluiranno nel fondo e saranno impiegate per sostenere ulteriori investimenti nella filiera delle materie prime critiche strategiche Le somme versate in favore delle regioni, invece, confluiranno in un fondo presso il MASE e alimenteranno le misure compensative in favore delle comunità e dei territori locali.