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Dl Materie Prime Critiche, ok della Camera: gli emendamenti

Dl Materie Prime Critiche: ok della Camera
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Il dl Materie Prime Critiche è stato approvato con 152 voti favorevoli, 70 contrari e 11 astenuti

Il 30 luglio, la Camera ha approvato in 1° lettura il ddl di conversione in legge del decreto sulle materie prime critiche di interesse strategico presentato dal governo a fine giugno. Il testo è passato con 152 voti favorevoli, 70 contrari e 11 astenuti. E ben pochi emendamenti. Quelli in aula sono stati appena 2 e non sostanziali. E anche nei passaggi in commissione, il dl Materie Prime Critiche ha subito ben poche modifiche.

Cosa prevede il decreto sulle materie prime critiche

I punti chiave del decreto, che allinea l’Italia ai dettami del Critical Raw Materials Act europeo, restano gli stessi della prima versione:

Gli emendamenti al dl Materie Prime Critiche

In questa prima tranche di passaggi parlamentari, il dl Materie Prime Critiche è stato modificato su pochi aspetti che non modificano in modo significativo l’impianto e la portata della norma.

Nello specifico, gli emendamenti prevedono:

Le critiche al decreto

Uno degli aspetti critici più sottolineati da opposizioni e filiera è l’eccessiva timidezza delle disposizioni sul riciclo.

“Manca tutto l’aspetto importante, fondamentale per il nostro Paese, che attiene al riciclo dei materiali e che, invece, nel regolamento europeo veniva indirizzato. È clamorosa questa assenza: entro il 2030, il 25 per cento del fabbisogno annuo deve venire da lì. È probabilmente la miniera più grossa che noi abbiamo”, rimarcava il deputato di Italia Viva Mauro Del Barba in aula.

Poca tutela dei territori, delle loro istanze e della capacità di farsi trovare preparati alla riapertura delle miniere in Italia: è questa la criticità principale rilevata da Alleanza Verdi-Sinistra. “Non è stato in alcun modo previsto un maggior coinvolgimento della regione all’interno dei procedimenti amministrativi, che saranno centralizzati sui due Ministeri dell’Ambiente e del made in Italy, senza poter intervenire in alcun modo su opere che verranno dichiarate di pubblica utilità, e che, quindi, manderanno in deroga qualunque strumento di pianificazione e di programmazione dei territori”, afferma la deputata Francesca Ghiarra, che ha ricordato anche la pericolosità di dare luce verde ad attività di ricerca e prospezione in aree marine.

Azione sottolinea l’assenza di misure sul fine vita dei siti estrattivi e il ruolo “marginale” riservato al capitolo del riciclo, mentre il Pd lamenta che nel testo “di riciclaggio, ricerca e innovazione non si trova traccia”, specialmente sul fronte del riciclo RAEE.

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