di Roberto Antonini
Prende avvio in Senato l’iter di conversione del dl Ambiente. La commissione Ambiente di Palazzo Madama ha incardinato il provvedimento i cui relatori sono Simona Petrucci (FdI), Manfredi Potenti (Lega) e Roberto Rosso (FI). La settimana prossima sarà interamente dedicata alle audizioni, il cui termine per le richieste da parte dei gruppi scade domani, mercoledì 30 ottobre. Dopodomani, giovedì, 31 ottobre, saranno selezionate quelle che verranno svolte, anche in relazione ai tempi del decreto, in scadenza il 16 dicembre. La prima data utile per l’avvio delle audizioni sarà martedì 5 novembre. All’inizio della settimana successiva, lunedì 11 novembre, alle 17, scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti e degli ordini del giorno.
Il dl Ambiente è stato ‘evocato’ oggi nel corso di un’altra audizione, quella svolta alle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera dal professor Ezio Mesini nell’ambito dell’esame della proposta di nomina a presidente del Comitato per la sicurezza delle operazioni a mare. L’ambito di attività del Comitato riguarda la produzione di idrocarburi dalle acque territoriali italiane con particolare riferimento alla protezione ambientale e alla sicurezza del lavoro.
Nel corso della presentazione delle funzioni del Comitato Mesini ha segnalato “tra le attività future la revisione delle linee guida per la stesura delle relazioni Grandi rischi delle 140 piattaforme o impianti industriali varie tipologie nei nostri mari territoriali, di cui 14 per petrolio e 126 per gas naturale”. Il Comitato sarà chiamato “a tener conto delle disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, il recente decreto legge 17 ottobre n.153”, il dl Ambiente, “anche allo scopo di coniugare le esigenze di salvaguardia ambientale con la sicurezza degli approvvigionamenti energetici”.
Rispetto al dl Ambiente, “quando dico che il Comitato dovrà guardare con attenzione alcuni punti, mi riferivo in modo particolare al fatto che il limite territoriale” per l’estrazione “è passato dalle 12 miglia alle 9 miglia”. Quindi, l’attività “dovrà essere particolarmente attenta allorquando dovranno essere valutati degli aspetti che hanno a che fare con la protezione ambientale, oltre che per la sicurezza del lavoro”, ha precisato.
Il provvedimento di iniziativa governativa, a firma della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto, interviene su una vasta serie di temi, contenendo “disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico”.
Tra le misure all’esame parlamentare sul fronte delle valutazioni ambientali viene istituita una “corsia veloce” riservata a progetti di “preminente interesse strategico nazionale”, tenendo conto della loro affidabilità, sostenibilità tecnica ed economica, del loro contributo agli obiettivi del PNIEC, dell’attuazione di investimenti PNRR e del loro contributo alla valorizzazione dell’esistente.
Il testo interviene appunto sulle estrazioni di idrocarburi in mare, stabilendo che possano avvenire a 9 miglia dalle aree protette e non più solo a 12 miglia come stabiliva il TU dell’Ambiente (152/2006). Viene quindi rimodulato il divieto di attività upstream in un’ottica di potenziamento dello sfruttamento delle risorse domestiche di gas e in relazione al ‘gas release’ per gli energivori.
Ci sono poi misure per la tutela della risorsa idrica e la corretta gestione delle acque, con l’introduzione della definizione di “acque affinate” che possono essere usate per il ravvenamento (aumento artificiale della portata di una falda acquifera, ndr) o accrescimento di corpi idrici sotterranei. Il dl punta poi al rafforzamento di cura e manutenzione del paesaggio e del verde pubblico.
Per le bonifiche si semplificano gli interventi nei cosiddetti ‘siti orfani’. Sul fronte del dissesto idrogeologico il dl interviene per una maggiore interoperabilità tra le banche dati e rafforzando i poteri dei Presidenti di Regione in qualità di Commissari.