di Roberto Antonini
Primo giro di audizioni alla commissione Ambiente del Senato sul dl Ambiente, il dl 153/2024 – Tutela ambientale. Vasta la platea degli auditi, tra loro associazioni e sigle industriali centrali nel settore delle rinnovabili, come WWF, Italia Solare, Confindustria, Alleanza per il fotovoltaico, ERG. In un generale consenso rispetto all’intenzione di semplificare e snellire le procedure autorizzative, ognuno ha presentato alla commissione presieduta da Claudio Fazzone (Forza Italia) le proprie osservazioni.
Chiarire su cosa si intende per area della quale dichiarare la legittima disponibilità della superficie, all’atto della presentazione di istanza di VIA, tra area dell’impianto e area per le opere di connessione a rete, e dare priorità a impianti che hanno già capacità di rete disponibile, chiede Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare. All’art. 1, comma 2, del decreto Ambiente relativamente alla dichiarazione di disponibilità della superficie, si stabilisce che il proponente debba allegare all’istanza di via anche una dichiarazione attestante legittima disponibilità a qualunque titolo della superficie. Il problema è “la genericità dell’affermazione”, dice Viscontini, “perché noi distinguiamo tra area dell’impianto e area per le opere di rete”.
La richiesta di Italia Solare è di cassare l’intero comma 2 mantenendo l’attuale regolamentazione “che richiede già di dimostrare la disponibilità della superficie dell’impianto ma non quella delle opere di rete”. Per Viscontini il tema “andrebbe affrontato nell’ambito Testo unico delle Rinnovabili“, anche perché “l’area delle opere di rete è estremamente frammentata, più articolata e per noi è più pratico e efficiente dimostrare la disponibilità successivamente”. E se non è possibile sopprimere il comma 2 “almeno si specifichi che la disponibilità riguarda l’intero impianto e non la parte di rete elettrica”.
Sullo stesso argomento interviene anche Marco Ravazzolo, direttore Area Politiche per l’Ambiente, l’Energia e la Mobilità di Confindustria. “La disponibilità dei terreni sin dall’avvio della fase di VIA la temiamo perché potrebbe favorire il fenomeno dell’accaparramento terreni”, circostanza “che potrebbe complicare le procedure abilitative”. Ravazzolo sottolinea “l’importanza di non ostacolare la realizzazione di impianti rinnovabili annoverati come opere di interesse pubblico indifferibile e urgenti, introducendo possibilità di avvalersi di procedure di esproprio”.
Per parte sua Mauro Anticoli, del legislativo di ERG, segnala che l’obbligo di presentare i titoli di disponibilità delle superfici in sede di istanza di VIA per le rinnovabili “rischia di introdurre un sensibile aggravio per tutte attività sviluppo tipologie di impianti”. E allora, in linea con le direttive europee RED 2 e RED 3 “che prevedono come le norme delle autorizzazioni siano il più possibile oggettive, trasparenti e proporzionate, senza discriminazioni legate a singole tipologie”, da ERG “proponiamo che il proponente dell’opera non si obbligato a presentare al momento dell’istanza di VIA la disponibilità dei titoli delle superficie almeno per le opere interessate alla connessione e per queste possa chiedere dichiarazione pubblica utilità e il vincolo per l’esproprio”.
Tra le altre cose “ottenere titoli durante istanza di VIA è decisamente complesso, perché potrebbero emergere significativi spostamenti di turbine e delle opere necessarie per realizzare il progetto”. Casomai “andrebbe riperimetrata la previsione sulla realizzazione dell’impianto in sé ma non per le opere di connessione necessarie per il progetto”, aggiunge Anticoli.
Per parte sua Confindustria ha formulato suggerimenti legati alla fame di energia della manifattura italiana. Inserire tra i progetti di impianti con procedimenti autorizzativi accelerati quelli che riguardano l’autoconsumo industriale, quelli legati all’attuazione dell’Energy release, le procedure abilitative del Gas release e i progetti per il repowering esistenti. Estendere il perimetro delle aree idonee per riconsiderarvi anche i siti contaminati che possono essere risanati e destinati a installazione di impianti a rinnovabili anche per la misura dell’Energy Release, chiede Marco Ravazzolo.
Allo stesso tempo il rappresentante di viale dell’Astronomia suggerisce “l’importanza di cogliere le opportunità di semplificazione procedimentali introdotte dall’art. 1 sull’elettricità da rinnovabili per puntare maggiormente sul disaccoppiamento dei prezzi dell’energia elettrica prodotta da rinnovabili da quella generata da fossili, per rendere più competitive le imprese italiane, sfruttando un canale autorizzativo accelerato previsto per gli impianti sopra una determinata soglia”.
Rispetto alle tipologie di impianti che possono godere di un’accelerazione autorizzativa Confindustria propone “un’estensione”, inserendo anche quelli in aree idonee, i progetti per repowering di impianti esistenti, l’eolico offshore di grandi dimensioni, quelli già in possesso di requisiti di attuazione degli investimenti PNRR, quelli con accumulo mediante pompaggi idroelettrici, “essenziali nei periodi bassa domanda per il bilanciamento della produzione” e “chiediamo di agevolare i progetti con tempi esecuzione inferiori a un anno dimostrabili nel preventivo di connessione”, dice Ravazzolo.
Ci sono invece “criticità sulla sostenibilità tecnica e economica prevista nei criteri di priorità“, perché “la fattibilità economica dovrebbe essere valutata da un operatore privato e non formare oggetto di scrutinio in fase autorizzativa così come quello tecnico, un criterio lasco che rischia di complicare la fluidità delle procedure”.
Tempistica autorizzativa legata anche al passo di vari livelli autorizzativi pubblici. Fontana, portavoce di Alleanza per il fotovoltaico, chiede “la sincronizzazione dei pareri e la certezza tempistiche, criteri di priorità che vengono introdotti andrebbero rispettati anche dal ministero della Cultura per allineare i pareri paesaggistici con i provvedimenti di VIA evitando ritardi”. Il fatto è che “nella prassi abbastanza spesso accade che il MIC e il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica non lavorino sugli stessi progetti: spesso il MIC valuta un progetto e il MASE un altro, i progetti proseguono parallelamente senza chiudere nessun procedimento”.
Inoltre, prosegue Fontana riferendosi al Procedimento unico ambientale (PUA) “chiediamo l’obbligo per tutte le autorizzazioni di esprimere i pareri entro i temini di legge”, dice Fontana, perché “chi segue la strada del PUA invece della VIA chiude il percorso con la commissione tecnica mentre mancano altri pareri per il Procedimento unico ambientale”.
Viscontini di Italia Solare suggerisce anche un intervento che potrebbe contribuire a superare alcune criticità come quelle emerse (e cavalcate) in Sardegna. “Un nostro suggerimento riguarda gli impianti in aree idonee e gli impianti la cui produzione energetica è assorbita interamente nella zona elettrica in cui l’impianto è ubicato, per avvicinare la produzione al consumo”.
Un approccio ambientale è inevitabilmente arrivato dal WWF, riguardo la definizione di opera prioritaria. “Sugli articoli 1 e 2 apprezziamo la revisione della parte seconda del Codice dell’ambiente che chiarisce alcuni punti sulla gestione delle valutazioni ambientali. Abbiamo maggiori perplessità sull’ordine di precedenza della trattazione dei progetti, non tanto per quelli di preminente interesse strategico o superiori ai 25 milioni di investimento, soprattutto nel delineare le priorità di trattazione”, dice Silvia Lazzari, Climate&Energy Policy Officer del WWF Italia. “Crediamo si debba prendere in maggiore considerazione l’impatto ambientale dell’opera, ad esempio se ne potrebbe calcolare la carbon footprint e dare priorità a quelli che hanno la più bassa e più in sinergia con l’ambiente”, suggerisce.