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Dl Ambiente, entra nel vivo esame parlamentare

Dl Ambiente, entra nel vivo esame parlamentare
Foto di Gennaro Leonardi da Pixabay

di Roberto Antonini

Entra nel vivo il percorso parlamentare del dl Ambiente. Il testo, incardinato alla commissione Ambiente del Senato la scorsa settimana, vedrà domani il primo giro di audizioni. Si parte alle 13 e la lista di coloro che saranno auditi dall’organismo di Palazzo Madama è nutrita. Sul disegno di legge di conversione (ddl 1272) del dl 153/2024 Tutela ambientale saranno ascoltati in videoconferenza gli ambientalisti del WWF Italia, le associazioni di settore Italia Solare, Elettricità futura, Alleanza per il fotovoltaico. Ancora ci saranno ANIE Federazione, Utilitalia, ANBI – Associazione nazionale Consorzi gestione e tutela del territorio e acqua irrigue.

Si prosegue con il Consiglio nazionale dei geologi, Unirima -Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri, l’ISPRA, aziende come ERG spa e TOTALEnergies Italia, e a chiudere il primo giro Sogesid e ERION, consorzio per la gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche RAEE. La commissione Ambiente del Senato ha in programma l’esame del dl Ambiente anche domani, al termine delle audizioni e dopo altri impegni in agenda. All’inizio della settimana prossima, lunedì 11 novembre, alle 17, scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti e degli ordini del giorno.

Come noto, il dl Ambiente è di iniziativa governativa, a firma della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto. Il provvedimento interviene su una vasta serie di temi, introducendo “disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico”. Tra le misure per quel che concerne le valutazioni ambientali istituisce una “corsia veloce” riservata a progetti di “preminente interesse strategico nazionale”, valutandone affidabilità, sostenibilità tecnica ed economica, il loro contributo agli obiettivi del PNIEC, all’attuazione di investimenti PNRR e il loro contributo alla valorizzazione dell’esistente.

Il testo interviene anche sulle estrazioni di idrocarburi in mare, agendo sul divieto di attività upstream in mare, riducendo da 12 a 9 miglia il perimetro costiero ed esterno alle aree marine e costiere protette entro il quale sono vietate le attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi. Il precedente limite era stabilito dal TU dell’Ambiente (152/2006) e le nuove norme abrogano le disposizioni che prevedono e disciplinano l’adozione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI).

Le attività upstream in mare oltre il perimetro di 9 miglia dalla linea costiera e dalle aree marine e costiere protette, sono dunque consentite. Vale la pena di ricordare che il PiTESAI era già stato annullato dal TAR del Lazio lo scorso febbraio. Il testo intervenendo sulla disciplina del ‘Gas release’, meccanismo che punta a incrementare la produzione nazionale di gas e la sua vendita a prezzi ragionevoli, prioritariamente, a clienti finali industriali a forte consumo di gas, i ‘gasivori’, rimodula il divieto di attività upstream in un’ottica di potenziamento dello sfruttamento delle risorse domestiche di gas e in relazione al ‘gas release’.

Dalla data di entrata in vigore del decreto – lo scorso 18 ottobre – non è consentito il rilascio di permessi di ricerca e di concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi sul territorio nazionale e a mare, divieto che non si applica nel caso di concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi da rilasciare in relazione ad attività di ricerca svolte sulla base di permessi rilasciati prima della stessa data.

Ci sono poi misure per la tutela della risorsa idrica e la corretta gestione delle acque, con l’introduzione della definizione di “acque affinate” che possono essere usate per il ravvenamento (aumento artificiale della portata di una falda acquifera, ndr) o accrescimento di corpi idrici sotterranei. Il decreto mira anche al rafforzamento della cura e manutenzione del paesaggio e del verde pubblico.

Per le bonifiche semplifica gli interventi nei ‘siti orfani’, siti potenzialmente contaminati in cui non è stato avviato o si è concluso un procedimento di bonifica con ulteriori interventi da realizzare, per i quali il responsabile dell’inquinamento non è individuabile o non provvede, quelli in cui ci sono ulteriori attività da svolgere, siti nel complesso che rappresentano rischi significativi per la salute, con implicazioni sulla qualità della vita delle popolazioni interessate. Sul fronte del dissesto idrogeologico il dl interviene per una maggiore interoperabilità tra le banche dati e rafforzando i poteri dei Presidenti di Regione in qualità di Commissari.

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