Aggiornamento delle 22.00
Alla fine la complessa giornata di lavori in commissione Ambiente al Senato dedicata all’esame del quasi omonimo dl di ‘tutela ambientale’ si è conclusa. “Tutti gli emendamenti sono stati votati, ora il testo va alla commissione Bilancio per le verifiche sulle coperture finanziarie. Poi torna da noi, approveremo gli ordini del giorno e il mandato al relatore, e va in Aula, domani pomeriggio. La fiducia è prevista, se tutto va bene, domani sera”. A fare il punto è il presidente della commissione, Claudio Fazzone, al termine dei lavori. Tutto era rimasto bloccato fino a oltre le 20 e 30, dopo una giornata iniziata alle 11 circa. L’oggetto del contendere, o meglio il pomo della discordia, l’emendamento 3.22 a firma Adriano Paroli, senatore di Forza Italia, che apriva l’affidamento del servizio idrico ai privati.
Il testo di modifica in sostanza consentiva l’affidamento del servizio idrico non più solo a società in house “interamente pubbliche, partecipate dagli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale ottimale” ma anche a favore di società in house “con partecipazione obbligatoria di capitali privati”.
Nel pomeriggio l’emendamento è rimasto a lungo in ballo e stasera i lavori sono stati sospesi, poco dopo le 19.30, mentre il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani è arrivato in commissione per cercare di risolvere la situazione. Presente per tutta la giornata anche la viceministro all’Ambiente e Sicurezza energetica Vannia Gava. Frenetiche telefonate tra ministeri, rappresentati da un gran numero di sherpa letteralmente accampati quasi tutto il giorno nei corridoi del terzo piano Senato.
Il tema è spinoso, in effetti, e non si possono nemmeno ignorare le strategie interne alla maggioranza fra i vari gruppi che la compongono, non sempre ispirate alla serenità. Dopo le 20 e 30 lo stallo si è risolto: ritirato l’emendamento 3.22. Esultano le opposizioni, che in commissione hanno attaccato fermamente lo spirito del provvedimento, definito “un clamoroso colpo di mano, la totale e definitiva sconfessione del referendum sull’acqua pubblica”, denuncia Peppe De Cristofaro, capogruppo del Misto, senatore di AVS, a margine dei lavori della commissione. Esultanza condivisa via comunicato dalle altre forze di opposizione.
Poi, una volta scoccate le 21, il ‘colpo di coda’ della maggioranza. L’emendamento 3.22 al dl Ambiente sull’acqua “lo abbiamo ritirato perché facciamo un approfondimento tecnico con il ministro Pichetto e tutti gli interessati. Verifichiamo se è possibile, verificando anche la condivisione politica e tecnica, trasferirlo eventualmente come emendamento in Finanziaria“, annuncia Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento uscendo dalla commissione. Insomma, ci sarà “un supplemento di approfondimento, è una questione molto delicata e complessa e merita un supplemento di indagine”, concede Ciriani. Una volta approfondita la questione “alla luce della verifica vediamo se domani, dopodomani, si può trasformare in emendamento o del governo o del relatore” alla Manovra.
Aggiornamento delle 17.00
Il dl Ambiente accelera. Sono in corso nella commissione Ambiente del Senato le votazioni sul quasi omonimo decreto, il dl 153/2024 Tutela ambientale. La commissione ha esaminato la quasi totalità degli emendamenti al ddl n.1272 di conversione del dl n. 153, sulla ‘tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, le bonifiche di siti contaminati e il dissesto idrogeologico‘, come recita il titolo sui fascicoli. Un testo che contiene numerose norme che intervengono su diversi ambiti di interesse. Alle 16.30 i lavori si sono interrotti per la convocazione dell’Aula del Senato, dove è prevista la fiducia al dl Flussi.
Dopo i voti sulla pregiudiziale, e prima della discussione generale, i senatori della commissione Ambiente è previsto lascino l’Aula per tornare a votare in commissione. Se l’esame sarà completato, domani pomeriggio potrebbe tenersi la discussione generale nell’Emiciclo di Palazzo Madama, dopo il voto di fiducia sul dl Flussi. Giovedì, infine, dopo la seduta comune del Parlamento per l’elezione di quattro giudici della Corte Costituzionale, il dl Ambiente affronterà il voto di fiducia nell’Aula del Senato. Si è dunque definitivamente sciolto il dubbio sulla fiducia, che veniva negata qualche giorno fa. D’altro canto i tempi sono serrati: il decreto, in prima lettura al Senato, scade il 16 dicembre. E la Camera lo ha già calendarizzato per il pomeriggio di venerdì 6 dicembre con la discussione generale subito dopo la quale avrà luogo il voto di fiducia, non prima delle 16.30. Martedì 10 dicembre, in base al regolamento della Camera, avrà luogo il seguito dell’esame parlamentare con il voto degli ordini del giorno e il voto finale.
Tra le modifiche arrivate in giornata – piuttosto frenetica per la concomitanza di diversi provvedimenti con fiducia, nell’ambito del solito ingorgo di fine anno e in pendenza di manovra – una riformulazione che interviene sulla norma del decreto che chiede la presentazione della dichiarazione di disponibilità, “a qualunque titolo”, della superficie su cui realizzare impianti. Se nella prima versione riguardava genericamente i “progetti di produzione energetica da fonti rinnovabili“, la riformulazione recita: “Per i progetti di produzione energetica da fonte fotovoltaica, solare termodinamica, a biomassa, a biogas, nonché di produzione di biometano, il proponente del provvedimento di Via sarà chiamato ad allegare una dichiarazione attestante la legittima disponibilità, a qualunque titolo, della superficie su cui realizzare l’impianto, ferme restando la pubblica utilità e le procedure conseguenti per le opere connesse”, precisando dunque il riferimento alla pubblica utilità per le opere connesse.
Accantonamento, almeno per ora, per l’emendamento siglato Forza Italia relativo a modifiche in materia di affidamento del servizio idrico a privati. Dalla richiesta di invito al ritiro giunta da parte del Governo si è passati all’accantonamento. La normativa attuale stabilisce che l’affidamento diretto avvenga esclusivamente a favore di società interamente pubbliche che siano “in possesso dei requisiti prescritti dall’ordinamento europeo per la gestione in house, comunque partecipate dagli enti locali”. L’emendamento di Forza Italia punta ad allargare la possibilità a società in house “con partecipazione obbligatoria di capitali privati“. Essendo accantonato l’emendamento 3.22 potrebbe ancora tornare in gioco, con una successiva votazione. Fonti negano si tratti di una ‘apertura ai privati’ parlando di una mera chiarificazione per favorire i sempre più necessari interventi sulle reti idriche colabrodo del Paese.
Anche se sembrava esaurito il capitolo degli emendamenti dei relatori, oggi ne sono giunti altri. Uno in particolare nell’ambito del ‘Piano Mattei’ mira al rafforzamento degli investimenti nei Paesi africani “a tutela dell’ambiente e della sicurezza energetica”. L’emendamento 10.0.600 dei relatori stabilisce che “al fine di rafforzare gli investimenti del Piano Mattei nei Paesi africani con l’obiettivo di coniugare le esigenze di sicurezza energetica con quelle di tutela ambientale”, mediante “la realizzazione di infrastrutture sostenibili e la riduzione delle emissioni di gas serra”. Cassa depositi e prestiti Spa sarà quindi autorizzata, nel limite massimo di 500 milioni di euro “entro l’anno 2025” – mentre prima la formulazione recitava “per l’anno 2024” – a concedere finanziamenti sotto qualsiasi forma anche mediante strumenti di debito subordinato, a valere sulla gestione separata. La versione originaria insomma non indicava scadenze relative alla concessione dei finanziamenti.
L’emendamento prevede poi, in caso di inadempimento delle obbligazioni di pagamento da parte del debitore, che Cdp invii una richiesta di escussione al ministero dell’Economia e finanze che procederà al pagamento della somma dovuta entro 180 giorni dal ricevimento. Avvenuto il pagamento Cdp potrà gestire, “su richiesta”, le attività di recupero, anche per conto del ministero del MEF con le somme da essa eventualmente recuperate retrocesse in relazione alla quota garantita.
Un ulteriore emendamento dei relatori (2.500) punta a semplificare le misure per la gestione di stoccaggi di gas naturale. In base alla modifica alla norma, il Gestore dei Servizi energetici provvede all’erogazione di un servizio di riempimento di ultima istanza acquistando gas naturale da riservare a stoccaggio e successiva vendita non più “entro il 31 ottobre 2025”, ma “nei termini e con le modalità stabiliti con atto di indirizzo del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica”. Cambia anche il trasferimento al Gse, a titolo di prestito infruttifero, delle risorse individuate nella comunicazione del Gse sul programma degli acquisti, da restituire entro il “10 dicembre 2027” anziché entro fine 2024.
Un terzo emendamento giunto dai relatori – Simona Petrucci (FdI), Manfredi Potenti (Lega), Roberto Rosso (FI) – introduce un art. 5 bis che prevede disposizioni per “garantire il conseguimento degli obiettivi previsti nel capitolo da REpowerEu del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) in relazione all’Investimento 17 ‘Strumento finanziario per l’efficientamento dell’edilizia residenziale pubblica (ERP)’ della Missione 7”, relativo ad abitazioni di famiglie a basso reddito e vulnerabili, obiettivi rispetto ai quali individua criteri. Tra questi:
- la tipologia di investimenti incentivabili;
- la tipologia di sostegno finanziario, il Gestore dei servizi energetici Gse quale attuatore dell’Investimento 17 della Missione 7 del PNRR con l’individuazione di Sace e Cdp come partner finanziari;
- gli investimenti indicati non agevolabili in quanto arrecanti danno all’ambiente, tra i quali attività direttamente riconducibili ai combustibili fossili, attività in ambito ETS Ue che generino emissioni serra, attività connesse a inceneritori di rifiuti e discariche e impianti TMB.
Si precisa poi che le misure di agevolazione non sono cumulabili con altri contributi a valere su risorse Ue, salvo condizioni specifiche. Infine, sono indicati gli oneri a valere sulla suddetta misura del PNRR indicata (cioè sempre la Missione 7 – Investimento 17), finanziata dal capitolo REpowerEu, che sono quantificati in 1.381 milioni per il 2025.