Rinnovabili

Dl Agricoltura, per Associazioni agricole bene lo stop al fotovoltaico a terra  

Dl Agricoltura
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Secondo giorno di audizioni in Senato sul dl Agricoltura, che al famigerato art. 5 ferma il fotovoltaico a terra nelle aree agricole. Oggi in commissione Industria e agricoltura è stata la volta delle principali associazioni agricole, dalle cui fila è arrivata la richiesta della moratoria, seppur con differenti accenti. Oltre il ‘no’ secco ci sono richieste delle associazioni del settore primario volte a individuare meglio le aree idonee e no, e a consentire scelte di autoconsumo con fotovoltaico a terra da parte dell’imprenditore agricolo.

Nessun dubbio, come noto, da parte di Coldiretti, che ha sempre sostenuto la moratoria. Il presidente Ettore Prandini denuncia come nelle regioni dove le installazioni a terra sono state più numerose “il costo degli affitti dei terreni agricoli è esploso, e questo ha impedito alle imprese agricole di continuare a condurre quei fondi per la produzione di cibo”. Bene quindi lo stop, anche perché si tratta di “attività speculative, fatte da soggetti che non c’entrano nulla con il nostro Paese” e spostano le risorse ottenute “in altre parti d’Europa, perché sono fondi di altri Stati Membri”. I pannelli possono però andare “in aree dismesse, in cave abbandonate, nei bacini di accumulo con pannelli galleggianti, che hanno anche una resa superiore rispetto a quelli a terra”, prosegue Prandini, salutando con favore “l’aver preservato le Comunità energetiche rinnovabili e favorito il fotovoltaico che permetta la coltivazione agricola” nel dl, una scelta “di fondamentale importanza”.

Sulla norma che riguarda il fotovoltaico a terra “abbiamo espresso il nostro parere favorevole”, dice il presidente CIA-Agricoltori Italiani Cristiano Fini, che formula anche una proposta: delegare ad Agea il compito di realizzare una mappatura puntuale “per individuare le aree idonee e non idonee dove installare pannelli fotovoltaici in terreno agricolo”.

In Confagricoltura si dicono “felici della decisione”, ma “un chiarimento della norma è necessario”, segnala la direttrice generale Annamaria Barrile. Dunque, bene l’agrivoltaico, ma “ci sono grosse difficoltà di accesso al PNRR per le imprese agricole, difficoltà di ordine sia burocratico che materiale, perché ci sono zone dove la rete elettrica è già satura”. Evidentemente l’art. 5, per come è formulato, limita la capacità di scelta degli imprenditori agricoli, infatti Barrile invita a “precisare la norma in modo da agevolare la realizzazione da parte degli imprenditori agricoli di piccoli impianti a terra per l’autoconsumo, e a precisare meglio quale è il suolo agricolo che vogliamo preservare, perché su un’area marginale e abbandonata il tema è diverso”.

Le audizioni in commissione Industria e agricoltura del Senato riprenderanno giovedì 30 con altre sigle del settore agricolo.

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