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Disuguaglianza di carbonio, il divario ricchi-poveri conta più di quello Nord-Sud globale

Uno studio pubblicato dal World Inequality Lab dell’economista francese Thomas Piketty dimostra che le disuguaglianze nelle emissioni di gas serra sono guidate più dai modelli di consumo dei segmenti più benestanti della popolazione globale che dal livello socio-economico complessivo del paese

Disuguaglianza di carbonio: il ruolo del 10% più ricco
Foto di Trac Vu su Unsplash

La disuguaglianza di carbonio all’interno di un singolo paese tende a essere più grande delle differenze tra l’impronta di CO2 di due paesi

(Rinnovabili.it) – Le emissioni di gas serra sono una misura piuttosto affidabile della disuguaglianza. Basti pensare che il 10% più ricco, a livello globale, genera quasi metà delle emissioni mondiali. Ed è una tendenza in crescita. Tanto che, oggi, la disuguaglianza di carbonio all’interno di un singolo paese tende a essere più grande delle differenze tra l’impronta di CO2 di due paesi. Anche se uno è un’economia avanzata e l’altro uno dei meno sviluppati della Terra.

I numeri della disuguaglianza di carbonio

Lo sostiene il Climate Inequality Report 2023 pubblicato dal World Inequality Lab dell’economista francese Thomas Piketty. “I modelli di consumo e investimento di un gruppo relativamente piccolo della popolazione contribuiscono direttamente o indirettamente in modo sproporzionato ai gas serra”, scrivono gli autori del documento. “Sebbene le disuguaglianze nelle emissioni tra i paesi rimangano considerevoli, la disuguaglianza complessiva nelle emissioni globali è ora spiegata principalmente dalle disuguaglianze all’interno dei Paesi secondo alcuni indicatori”.

La fotografia si fa ancora più chiara se si concentra lo sguardo non sul decile ma sul percentile più ricco. L’1% più benestante è responsabile di più del 16% delle emissioni globali. “Questi numeri implicano che le emissioni totali di carbonio da parte del top 1% superano ampiamente le emissioni dell’intera metà inferiore della popolazione mondiale”, spiega il rapporto. “Per dirla in modo più drastico, le scelte di consumo e di investimento di una frazione della popolazione stanno causando un danno ecologico significativamente maggiore rispetto all’intera metà inferiore della popolazione mondiale messa insieme”.

Se allarghiamo lo sguardo, invece, lo studio di World Inequality Lab fornisce dati molto interessanti anche sulla disuguaglianza di carbonio inter-regionale, inclusa quella pro capite, sullo sfondo dei target climatici. Se potessimo cancellare in un istante la disuguaglianza di carbonio mondiale e, al tempo stesso, metterci sulla traiettoria giusta per rispettare l’Accordo di Parigi (con una probabilità alta, l’83%), ciascuna persona sulla Terra avrebbe un budget di carbonio ristretto a 1,9 t CO2e l’anno da oggi al 2050. La media globale è 6 t CO2e pro capite l’anno ma solo l’Africa subsahariana si tiene sotto questa soglia, e lo farebbe anche aumentando del 20%. L’America del Nord sfora di oltre 10 volte la soglia (oltre 20 t CO2e a testa) mentre l’Europa eccede di circa 5 volte (9,7 t CO2e).