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Google guadagna ancora con la disinformazione sul clima

Disinformazione sul clima: così Google ci guadagna
Foto di Mitchell Luo su Unsplash

Da ottobre 2021 Google si è impegnato a combattere la disinformazione sul clima

(Rinnovabili.it) – Google afferma di voler combattere la disinformazione sul clima, si dota di policy ad hoc, ma nella pratica fa poco per bloccare e rendere inoffensivi i contenuti che parlano della crisi climatica senza alcun fondamento scientifico. Anzi: permette a chi li produce di guadagnarci su, allungando la vita a un modello di business che permette di sopravvivere agli imprenditori della disinformazione. E, nel frattempo, anche l’azienda di Mountain View ci guadagna.

La disinformazione sul clima inonda Youtube

L’accusa è contenuta nell’ultimo rapporto pubblicato dal Caad, la coalizione Climate Action Against Disinformation che conta ormai più di 50 organizzazioni da tutto il mondo. Il dito punta contro Youtube. La piattaforma ospita centinaia di video che propongono contenuti chiaramente di disinformazione sul clima (che secondo Caad violano la policy di Google in materia). E ospitano tutti annunci pubblicitari, quindi sono monetizzabili. Nel rapporto il campione analizzato conta 200 video che a metà aprile 2023 avevano ottenuto quasi 74 milioni di visualizzazioni.

Anche se Youtube si è impegnata nel 2021 a togliere gli annunci dai video che “contraddicono l’autorevole consenso scientifico sull’esistenza e le cause del cambiamento climatico”, gli annunci sono ancora lì. E i contenuti dei video lasciano pochi dubbi. Vi si affermano falsità palesi e smontate dalla ricerca scientifica, come “tutti i modelli proposti dall’Ipcc si sono rivelati sbagliati”, oppure che “non esiste un legame tra CO2 e temperatura” (mentre è stato dimostrato già a fine ‘800 dal chimico e fisico svedese Arrhenius), o teorie del complotto di estrema destra secondo cui “l’isterismo climatico è solo un cavallo di Troia per instaurare una tirannia comunista contro i bianchi e l’Occidente”.

Se questo gruppo di video con una chiara disinformazione sul clima raccolgono 18 milioni di visite, quelli con un’informazione parziale o non contestualizzata (misinformation) arrivano a 55 milioni di visualizzazioni. Le affermazioni propagandate vanno dal gas fossile come soluzione per abbassare le emissioni all’inaffidabilità delle fonti rinnovabili, a presunti benefici complessivi che deriverebbero dal global warming.

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