Sgominato un network dedito a diffondere disinformazione sul clima
(Rinnovabili.it) – 39 account Instagram, 14 account e 9 pagine Facebook. Pochi, ma molto attivi e con alti livelli di engagement. È l’ossatura del primo network organizzato per condividere disinformazione sul clima che Meta individua, monitora e cancella. Chi prende di mira e chi c’è dietro? Non i soliti noti. Le operazioni di disinformazione partono dal Brasile e sono dirette ai brasiliani. Dietro la tastiera, divise mostrine e stellette. I militari di Bolsonaro.
L’esercito brasiliano fa disinformazione sul clima
L’azienda di Mark Zuckerberg non ha dubbi. “Abbiamo trovato questa rete come risultato della nostra indagine su un sospetto comportamento inautentico coordinato nella regione. Anche se le persone dietro di essa hanno tentato di nascondere le loro identità e il loro coordinamento, la nostra indagine ha trovato collegamenti con individui associati con l’esercito brasiliano”, si legge nel rapporto quadrimestrale in cui Meta sintetizza le principali operazioni contro la disinformazione sulle sue piattaforme.
Nel linguaggio di Meta, significa che i ricercatori che hanno scoperto la rete di disinformazione sul clima non sono riusciti a trovare la “pistola fumante” che dietro il network ci sia l’istituzione in quanto tale. Ma hanno prove indiziarie sufficienti per sospettare che sia così.
Di cosa si occupava questa divisione speciale delle forze armate brasiliane, da cui il presidente stesso proviene (è un ex parà)? Le attività del network sono divise in due fasi. La prima inizia nel 2020 e consiste nel diffondere meme su argomenti come il Covid e la riforma dei titoli di proprietà della terra. Bolsonaro all’epoca era occupatissimo a spingere sul tasto del negazionismo tra un flirt con teorie cospirative varie e l’altro con bufale come l’idrossiclorochina. Ma va male, poco engagement. Stop di due mesi, poi si riparte.
La seconda fase parte nel 2021 a distanza di pochi mesi ed è molto più mirata. I militari creano falsi profili di ong ambientaliste, tutte concentrate sull’Amazzonia. Nei post dicono che la deforestazione fa anche cose buone e che le altre ong ambientaliste – quelle vere, che protestano contro le politiche pro-motoseghe di Bolsonaro – hanno del losco. È il periodo in cui Bolsonaro promuove la deforestazione dell’Amazzonia con una retorica sviluppista, fa favori alle compagnie minerarie ingolosite dai tesori sepolti sotto il polmone verde del pianeta, prova a togliere ai nativi ogni diritto sulle loro terre, commissaria tutti gli enti governativi che monitorano la regione, usa i militari per intimidire gli attivisti e cerca di spillare 1 miliardo di dollari l’anno da USA, UK e altri paesi in cambio della promessa di proteggere la foresta tropicale.
Insomma, c’è perfetta corrispondenza tra le attività online di questa rete e gli interessi del governo Bolsonaro. Meta non rivela qual è l’engagement raggiunto con queste campagne, ma non dev’essere bassissimo per spingere il network di disinformazione sul clima nel radar di Menlo Park. (lm)