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Discarica di Albano, associazioni e sindaci: chiudere il sito e avviare la bonifica

Le associazioni contestano innanzitutto gli atti autorizzativi per la gestione dell'impianto, che, a loro dire, presentano numerose irregolarità

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Foto di Shirley Hirst da Pixabay

Gli effetti della discarica arrivano in un raggio di tre chilometri

Dal coordinamento “No inc” fino a Italia Nostra e Alternativa sostenbile, ma anche ai sindaci del territorio, la richiesta è unanime: chiudere subito la discarica di Albano, riaperta con un’ordinanza dell’Area metropolitana per accogliere i rifiuti di Roma, e avviare immediatamente la bonifica del sito. Questo, in sintesi, il contenuto dell’audizione che si è svolta oggi nella commissione Rifiuti del Consiglio regionale del Lazio.

Le associazioni contestano innanzitutto gli atti autorizzativi per la gestione dell’impianto, che, a loro dire, presentano numerose irregolarità, ma denunciano anche il grave inquinamento della zona, con la chiusura di pozzi privati per inquinamento da idrocarburi. Secondo uno studio epidemiologico indipendente, gli effetti della discarica arrivano in un raggio di tre chilometri, con un aumento esponenziale del rischio di tumori.

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Chiesti anche maggiori controlli sulla qualità dei rifiuti che escono dagli impianti di trattamento meccanico biologico che non rispondono, secondo le associazioni, ai requisiti di legge. Italia Nostra, in particolare, ha chiesto l’applicazione della legge regionale sulle aree a rischio di crisi ambientale bloccando la realizzazione di nuovi impianti e nuove edificazioni.
Le direzioni regionali interessate (Ambiente e rifuti) hanno fatto il quadro della situazione, illustrando gli interventi in corso.

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