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Disboscamento in Amazzonia, anche aprile è da record: spariti oltre 1.000 km2

Disboscamento: tutelare l’80% dell’Amazzonia entro il 2025
Foto di Jose Sabino da Pixabay

I dati sul disboscamento in Amazzonia sono forniti dall’agenzia statale Inpe

(Rinnovabili.it) – Da quando Bolsonaro ha promesso alla COP26 di portare a zero la deforestazione entro il 2028, il ritmo del disboscamento in Amazzonia non ha fatto che aumentare. Fino ai livelli record toccati nei primi mesi di quest’anno. Anche i dati di aprile confermano che le motoseghe sono tornate a lavorare in Amazzonia a pieno regime, come negli “anni d’oro” della prima metà degli anni 2000. Sono 1.012,5 i chilometri quadrati di foresta pluviale scomparsi il mese scorso.

crediti: INPE

Numeri così alti non si vedevano dal 2012. E c’è stato un salto notevole rispetto anche solo a 12 mesi fa. Il disboscamento in Amazzonia è stato del 74% più alto del dato registrato ad aprile 2021 (ma il 165% più alto della media storica). Ma è anche un record assoluto: per la prima volta, durante la stagione delle piogge (che in Brasile va da dicembre ad aprile), in un mese sono stati abbattuti più di 1000 km2 di foresta.

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Ci sono tutte le premesse perché il 2022 diventi il nuovo anno nero per il “garimpo ilegal” (e per quello legale) in Amazzonia. L’anno per la deforestazione si calcola da agosto a luglio, ma i primi seri campanelli d’allarme hanno suonato a gennaio. In quel mese sono spariti 430 km2 di foresta, cioè 4 volte più dello stesso mese del 2021. Che già era a livelli molto alti. A febbraio le motoseghe hanno abbattuto poco meno di 200 km2, ancora un dato in rialzo del 62% rispetto al 2021. In tutto, da inizio 2022, sono stati tagliati 1.954 km2 di Amazzonia, il 69% in più rispetto all’anno scorso.

Secondo l’Observatório do Clima, una ong brasiliana, il disboscamento si è concentrato soprattutto nello stato di Amazonas a causa dei lavori di ripristino della famigerata BR-319, un’arteria stradale che taglia in due la foresta per collegare Porto Velho, in Rondônia, con Manaus. “La causa di questi record ha un nome e un cognome: Jair Messias Bolsonaro”, accusa Marcio Astrini che guida l’ong.

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