La ministra brasiliana dell'agricoltura Tereza Cristina Dias ha annunciato un provvedimento che tappa i buchi della legislazione vigente sul monitoraggio dei capi di bestiame. L’allevamento è uno dei driver principali della deforestazione nel paese
Il disboscamento dell’Amazzonia ha congelato i negoziati sul trattato commerciale UE-Mercosur
(Rinnovabili.it) – Il Brasile prova a fare un passo in avanti contro di disboscamento dell’Amazzonia. Non mettendo un freno alle motoseghe, ma con un disegno di legge che migliora la tracciabilità dei capi di bestiame. La produzione di carne, infatti, e uno dei principali fattori che spingono la deforestazione nel paese sudamericano.
La legge, ha annunciato la ministra brasiliana dell’agricoltura Tereza Cristina Dias, punta a migliorare il monitoraggio dell’intera filiera. In particolare, il governo vuole tracciare meglio i cosiddetti fornitori indiretti di bestiame. Chi sono? Si tratta di quegli allevatori che rivendono i capi di bestiame ad altri allevatori. Sono poi questi ultimi a portare il bestiame al macello e ad apparire come i fornitori primari della carne.
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Mancano quindi delle informazioni importanti per ricostruire davvero la filiera nella sua interezza. Soprattutto, mancano quei tasselli che permettono di mappare se i fornitori primari siano responsabili di disboscamento delle foreste tropicali brasiliane. L’attuale sistema brasiliano per monitorare i cosiddetti fornitori indiretti di bestiame è stato creato nel 2009.
Ma, come ha ammesso anche la ministra, questo sistema è stato progettato solo per monitorare i fornitori che vendono animali alle aziende che esportano carne bovina verso l’Unione Europea. In pratica, il monitoraggio riguarda una quota minima degli allevamenti e dei proprietari: appena 2000 aziende su un totale nazionale di 5 milioni di proprietà in zone rurali.
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Il tema del disboscamento dell’Amazzonia è al centro di un braccio di ferro tra il Brasile e Bruxelles. La deforestazione ha congelato i negoziati sul trattato UE-Mercosur, che coinvolgono i paesi europei e 5 nazioni sudamericane tra cui il Brasile. I paesi europei, con in testa alla Francia, attendono più garanzie che le loro importazioni, favorite dal trattato, non provochino un aumento della deforestazione nel paese. Gli allevamenti e il cambio di uso dei suoli per destinarli a pascolo sono tra i principali nervi scoperti dei negoziati.