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Allarme dello IUCN: “Proteggere l’80% dell’Amazzonia dal disboscamento entro il 2025”

La mozione approvata dal congresso annuale della più grande organizzazione conservazionista del mondo, che riunisce più di 1.400 tra ong, agenzie statali e gruppi indigeni. Proprio questi ultimi sono al centro della proposta di tutela dell’Amazzonia

Disboscamento: tutelare l’80% dell’Amazzonia entro il 2025
Foto di Jose Sabino da Pixabay

Misure drastiche sono necessarie per fermare il disboscamento della foresta pluviale

(Rinnovabili.it) – Da Marsiglia al Brasile rimbalza la richiesta dei gruppi di nativi: entro il 2025 l’80% dell’Amazzonia deve avere una forma di tutela. A fare da megafono, e da palcoscenico, a questa posizione contro il disboscamento selvaggio della foresta pluviale più grande del pianeta è il congresso annuale dello IUCN, l’associazione conservazionista più importante al mondo che ha passato gli ultimi 9 giorni riunita nella città francese.

La proposta porta la firma del Coordinamento delle organizzazioni indigene del bacino dell’Amazzonia (Coica) ed è approdata al summit di Marsiglia con il supporto di altre 17 organizzazioni da tutto il mondo. E inquadra così il problema del disboscamento dell’Amazzonia: se non interveniamo immediatamente, arriveremo presto al punto di non ritorno e a un collasso ecosistemico dalle conseguenze potenzialmente devastanti per l’intero pianeta.

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Il testo della mozione 129 approvata il 10 settembre dal congresso dello IUCN ricorda che nell’ultimo biennio sono quasi 3 milioni gli ettari di foresta mangiati dalle fiamme, mentre il tasso di deforestazione è in crescita del 17% rispetto al 2019. Dati che legge sullo sfondo del consenso scientifico sul punto di non ritorno per l’Amazzonia: il tipping point della foresta pluviale potrebbe scattare quando si arriverà al 20-25% di foresta disboscata o degradata.

Una soglia vicina, vista la pressione sull’Amazzonia. “Oltre la metà del bacino amazzonico è soggetta a un qualche tipo di pressione, fissa o continua, sull’uso del suolo, diretta o indiretta, che comprende, tra l’altro, lo sviluppo industriale, le infrastrutture stradali ed energetiche, l’espansione delle industrie estrattive e della frontiera agroindustriale, nonché attività illecite e criminali”, si legge nella mozione.

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La soluzione? Il testo chiede che l’obiettivo di tutela dal disboscamento sia raggiunto facendo perno proprio sulle comunità indigene. Le loro autorità locali dovrebbero essere riconosciute dai governi sudamericani su cui insiste l’Amazzonia, il che implica accordi di delimitazione delle loro terre ancestrali e l’affidamento a queste comunità della tutela della foresta nelle aree di loro pertinenza. Inoltre, la mozione chiede una moratoria su ogni attività che incida sulla foresta primaria e un piano per ripristinare almeno metà delle aree oggi degradate entro il 2025.