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La Corte suprema assolve lo stato giapponese per il disastro di Fukushima

Disastro di Fukushima: rilascio acqua nell’oceano da primavera 2023
Di IAEA Imagebank – https://www.flickr.com/photos/iaea_imagebank/8657963686/, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=56218683

Sono 30 le class actions legate al disastro di Fukushima

(Rinnovabili.it) – Lo stato non ha nessuna responsabilità nel disastro di Fukushima dell’11 marzo 2011. Lo ha stabilito oggi la Corte suprema del Giappone nella sentenza relativa a 4 delle circa 30 class actions ancora pendenti. Una decisione che completa quella arrivata a marzo sugli stessi casi, in cui il tribunale aveva invece condannato l’azienda che gestisce gli impianti nucleari di Dai-Chi, la Tepco, a risarcire 3.700 abitanti con 1,4 miliardi di yen (poco meno di 10 milioni di euro).

La sentenza è uno spartiacque negli strascichi legali del disastro di Fukushima. Anche se si riferisce solo ai casi presentati da ricorrenti nelle prefetture di Fukushima, Gunma, Chiba e Ehime, si ripercuoterà sulle class actions che restano aperte. Finora, infatti, tutte le corti di livello inferiore dove si sono svolti questi processi hanno dato responsi contraddittori. Anche in questi 4 casi: lo stato è stato giudicato colpevole in 3 ma assolto per quanto riguarda Gunma.

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Il cuore di tutti questi processi è se il governo di Tokyo e la Tepco potevano prevedere uno tsunami della portata di quello che ha investito l’impianto di Dai-Chi e innescato il disastro di Fukushima, e se di conseguenza hanno preso o meno tutte le precauzioni possibili. Le class actions sottolineano che una valutazione ufficiale del 2002, prodotta da un’unità governativa, assegnava un 20% di probabilità che si sarebbe verificato uno tsunami di livello 8 al largo del Giappone entro 30 anni. Sulla base di questo studio, la Tepco nel 2008 aveva stimato come possibile che un’onda alta fino a 15,7 metri colpisse la centrale nucleare.

Finora, in primo grado di giudizio, le sentenze emesse sono 23 sui 30 casi totali. In 12 casi, i tribunali hanno riconosciuto una colpa sia del governo sia dell’azienda nel prepararsi a uno tsunami simile a quello che ha colpito Fukushima. Negli altri 11 casi, i tribunali hanno ordinato solo alla Tepco di pagare i danni.

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