Dopo 30 anni di discussioni, il voto allunga la lista dei diritti umani
(Rinnovabili.it) – L’accesso a un ambiente pulito e salubre è stato riconosciuto come un diritto umano. La decisione è arrivata venerdì dal consiglio dell’ONU per i diritti umani, che discuteva questo tema addirittura dagli anni ’90. Il passo in avanti avrebbe “un potenziale di cambiare la vita in un mondo in cui la crisi ambientale globale provoca più di nove milioni di morti premature ogni anno”, sostiene David Boyd, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e l’ambiente. Boyd ha definito la decisione una “svolta storica”.
E in effetti la decisione dell’Onu può cambiare il modo in cui la lotta contro il cambiamento climatico viene portata avanti dagli attivisti di tutto il mondo. Il riconoscimento dell’accesso a un ambiente pulito come un diritto umano non è legalmente vincolante, ma può comunque essere sfruttato per rafforzare i contenziosi climatici in tribunale. Contenziosi che, negli ultimi anni, hanno ottenuto risultati importanti sia contro gli Stati (come nel recente caso della Germania) che contro le aziende fossili (si veda il caso Shell).
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Nella visione molto ottimista del rapporteur ONU, “innescherà cambiamenti costituzionali e leggi ambientali più forti, con implicazioni positive per la qualità dell’aria, l’acqua pulita, il suolo sano, il cibo prodotto in modo sostenibile, l’energia verde, il cambiamento climatico, la biodiversità e l’uso di sostanze tossiche”. Sicuramente è una freccia in più nell’arco delle comunità indigene e di tutte quelle comunità che, a livello locale, soffrono in modo sproporzionato per gli effetti del cambiamento climatico senza ricevere supporto sufficiente dai loro governi.
La risoluzione chiede ai governi di tutto il mondo di sviluppare delle politiche più attente agli impatti sull’ambiente e li sprona a inserire il diritto a un ambiente pulito nelle costituzioni, in quanto diritto umano. Il testo è passato con 43 voti a favore e nessun contrario, mentre 4 paesi – Cina, India, Giappone e Russia – si sono astenuti.
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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 13,7 milioni di decessi all’anno, ovvero il 24,3% del totale mondiale, sono dovuti a fattori di rischio ambientale come l’inquinamento atmosferico e l’esposizione a sostanze chimiche. (lm)