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Direttiva RED III, cosa cambia per le rinnovabili 2030?

Direttiva RED III
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Le nuove norme UE sulle energie rinnovabili 2030

(Rinnovabili.it) – Entro il 2030 gli Stati membri devono provvedere che la quota di fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia sia “almeno” del 42,5%. Ma impegnandosi collettivamente a raggiungere il 45%. Questo il punto di partenza della nuova Direttiva RED III (Renewable Energy Directive), il provvedimento di modifica della Direttiva europea sulle energie rinnovabili 2018/2001 (RED II). Il testo ha finalmente una formulazione definitiva, frutto dell’accordo raggiunto a marzo tra Parlamento e Consiglio dell’UE, ed è stato votato ieri nell’aula a Strasburgo. Prima della Pubblicazione in Gazzetta, anche il Consiglio dovrà adottarlo formalmente, ma non sono previsti altri “colpi di scena” o scontri come quelli che hanno bloccato la RED III nei mesi scorsi.

 Vediamo dunque quali sono le novità che i paesi UE dovranno recepire nelle rispettive legislazioni nazionali. 

I principali obiettivi della Direttiva Rinnovabili RED III

L’elemento cardine è ovviamente il nuovo target per le rinnovabili 2030 sul consumo finale di energia dell’UE. La direttiva RED III porta l’obiettivo al 42,5% dal 32% richiesto dalla RED II. Domandando al contempo un impegno per il 45% da implementare attraverso ulteriori contributi volontari nazionali o misure paneuropee. E fissando un target indicativo per le “tecnologie innovative” green pari ad almeno il 5% della nuova capacità rinnovabile installata per la fine del decennio. In altre parole il 5 per cento di ogni aggiunta annuale dovrà appartenere ad una tecnologia che migliori, “almeno in un modo, una tecnologia rinnovabile di punta comparabile”. O che renda sfruttabile una tecnologia rinnovabile “non pienamente commercializzata o che comporta un chiaro livello di rischio”.

Parte dell’attenzione è rivolta anche alla collaborazione. Ecco perché entro il 31 dicembre 2025 ciascuno Paese UE dovrà concordare l’istituzione di un quadro di cooperazione su progetti comuni con uno o più Stati membri per la produzione di energia da FER. Recita il testo: “entro il 31 dicembre 2030 gli Stati membri si adoperano per concordare l’istituzione di almeno due progetti comuni; entro il 31 dicembre 2033 gli Stati membri con un consumo annuo di energia elettrica superiore a 100 TWh si adoperano per concordare l’istituzione di un terzo progetto comune”.

Direttiva RED III, i target di settore

Nel settore dei trasporti, la RED III stabilisce una quota di energia rinnovabile nel consumo finale pari ad almeno il 29% entro il 2030; o in alternativa una riduzione dell’intensità delle emissioni di gas a effetto serra del 14,5% entro la stessa data. In questo contesto, ognuno dei Ventisette dovrà fissare un obbligo in capo ai fornitori di combustibili per assicurare che la quota combinata di biocarburanti avanzati e biogas e di combustibili rinnovabili di origine non biologica (RFNBO) sia pari ad almeno l’1% nel 2025. Nel 2030 la quota dovrà alzarsi al 5,5%. Ai Paesi UE con porti marittimi è chiesto anche di garantire dal 2030 che la quota di RFNBO sulla quantità totale di energia fornita al trasporto navale, sia almeno l’1,2% del totale.

Uno degli elementi qualificanti del provvedimento è il nuovo obiettivo rinnovabile vincolante per il settore del riscaldamento e raffrescamento. Il testo fissa un aumento annuo di 0,8 punti percentuali della quota verde nei consumi fino al 2026 e di 1,1 punti percentuali dal 2026 al 2030. In aggiunta la RED III propone anche obiettivi non vincolanti per alcuni settori economici:

Iter autorizzativi semplificati per le rinnovabili 2030

Per non mancare il bersaglio, il provvedimento tenta di accelerare le procedure autorizzative. Secondo la nuova direttiva rinnovabili 2030 RED III, le autorità nazionali non potranno impiegare più di 12 mesi per autorizzare la costruzione di nuovi impianti eolici e fotovoltaici situati nelle cosiddette “aree di riferimento per le rinnovabili“. Per il repowering (ossia ripotenziamento), la realizzazione di nuovi impianti sotto i 150 kWp e per i sistemi di stoccaggio co-ubicati, la deadline si abbassa a 6 mesi. A patto che siano collocati in tali aree. La tempistica si allunga, invece, fino ai due anni per i progetti offshore. E al di fuori di tali zone, il processo non potrà superare i 2 anni, tre nel caso di impianti rinnovabili in mare. 

Importante eccezione: per gli impianti solari con capacità pari o inferiore a 100 kW, il processo di autorizzazione non potrà durare più di un mese. La RED 3 include in questa norma anche gli autoconsumatori e le comunità di energia rinnovabile. “In caso di mancata risposta da parte delle autorità o degli enti competenti entro il termine stabilito, a seguito della presentazione di una domanda completa, l’autorizzazione è considerata concessa, a condizione che la capacità delle apparecchiature per l’energia solare non superi la capacità esistente della connessione alla rete di distribuzione“. Per l’installazione di pompe di calore la procedura di rilascio delle autorizzazioni non può richiedere più di un mese, se l’impianto ha una potenza inferiore a 50 MW. Tre mesi, invece, nel caso di pompe di calore geotermiche.

Focus sulla biomassa

La nuova direttiva rinnovabili 2030 stabilisce che gli Stati membri progettino i regimi di sostegno per l’energia da biocarburanti, bioliquidi e combustibili da biomassa in modo da evitare l’incentivazione di percorsi non sostenibili. In altre parole dovranno garantire che la biomassa legnosa sia utilizzata in base al suo massimo valore aggiunto economico e ambientale. E soprattutto seguendo un preciso ordine di priorità:

Sono previste deroghe solo qualora sia necessario garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico.

Leggi qui il testo adottato della Direttiva RED 3

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