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Direttiva Energie Rinnovabili (RED III), il ritardo continua e “la colpa” è del nucleare

Mentre la Francia preme per riaprire le trattative, associazioni di settore e grandi consumatori scrivono alla presidenza svedese della UE: "Ogni giorno che passa senza una direttiva sulle rinnovabili rallenta l'implementazione di progetti assolutamente necessari"

Direttiva Energie Rinnovabili
Foto di Ed White da Pixabay

Che fine ha fatto la nuova Direttiva Energie Rinnovabili?

(Rinnovabili.it) – Continua l’attesa sulla revisione  della Direttiva Energie rinnovabili (RED III), il provvedimento che dovrebbe aumentare la quota minima vincolante di FER nel consumo finale di energia comunitaria al 2030. Nonostante a fine marzo Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea avessero trovato un accordo politico sul testo, il provvedimento non ha compiuto altri passi avanti. Di regola, con l’intesa provvisoria del trilogo si passa alla fase di approvazione formale da parte dei colegislatori ma qualcosa è andato storto facendo saltare il voto degli Stati membri sulla RED III previsto per la metà di maggio.

Scontro di interessi sulla RED III

Il problema? Gli interessi nazionali. Secondo quanto riportato da Bloomberg, la Francia avrebbe manifestato preoccupazione per il piccolo ruolo dell’energia nucleare negli obiettivi del provvedimento, nonostante sia riuscita ad ottenere il riconoscimento dell’idrogeno prodotto dall’energia atomica ai fini dei target 2030. Ma a creare scompiglio sarebbero anche alcuni paesi dell’Europa orientale. Fonti interne riportano delle preoccupazioni espresse da Cechia, Slovacchia e Bulgaria nei confronti dell’ambizione del testo, ritenuta troppo alta.

Il risultato? La Direttiva Energie rinnovabili è ferma e con essa anche un’altro provvedimento collegato, il Regolamento sui carburanti verdi per l’aviazione (ReFuelEU).

Nota bene: per quanto sia insolito bloccare un atto legislativo dopo aver trovato un accordo politico, non si tratta di un caso isolato. La Francia non fa altro che ricalcare i passi della Germania (e dell’Italia) quando a inizio anno ha fatto saltare l’intesa provvisoria sui nuovi standard di riduzione delle emissioni per veicoli e furgoni. E anche in questo caso per tutelare gli interessi nazionali.

Lettera congiunta sulla revisione della direttiva energie rinnovabili

Il nuovo ritardo legislativo ovviamente non può passare inosservato e oggi più le preoccupazioni sul destino della RED II aumentano. Ecco perché un gruppo di grandi consumatori, i produttori di energia rinnovabile, i fornitori di accumulo e organizzazioni della società civile ha scritto alla presidenza svedese del Consiglio.

“Siamo estremamente preoccupati – si legge nella missiva – che l’adozione di queste misure sia ostacolata da un disaccordo all’interno del Consiglio sulle esenzioni riguardanti un sotto-obiettivo per l’uso di combustibili rinnovabili di origine non biologica. Questo disaccordo sta ritardando l’attuazione delle disposizioni, in particolare sulle autorizzazioni, indispensabili per lo sviluppo accelerato delle rinnovabili. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, le aste di energia rinnovabile in Europa sono state sottoscritte di 14 GW nell’ultimo anno, in gran parte a causa di autorizzazioni lente e macchinose. Ogni giorno che passa senza una direttiva finale sulle energie rinnovabili, si rallenta l’implementazione di progetti assolutamente necessari per fornire energia competitiva a livello globale e di produzione propria alle imprese e alle famiglie europee”.