La IED copre circa il 40% delle emissioni europee
(Rinnovabili.it) – Limiti emissivi più bassi e regole ambientali più stringenti per gli impianti industriali. Incluso l’allevamento industriale. Ma lasciando fuori, ancora una volta, i bovini. E con possibili clausole a tutela dell’agribusiness. E per la prima volta, i limiti vengono fissati anche per le miniere. È il succo dell’accordo preliminare raggiunto ieri sera da Europarlamento e Consiglio UE sulla nuova Direttiva Emissioni Industriali (IED).
A cosa serve la Direttiva Emissioni Industriali
L’obiettivo della IED, già dalla sua introduzione nel 2010, è contrastare l’inquinamento di acqua, aria e suolo in quanto dannoso per la salute umana e per gli ecosistemi. Finora ha coperto circa 50.000 impianti industriali in tutta Europa, che sono collettivamente responsabili del 20% di tutti gli inquinanti atmosferici e idrici dell’UE e del 40% delle emissioni di gas serra totali dell’Unione.
La revisione della IED ha rafforzato la protezione ambientale introducendo limiti più restrittivi su tutti i gas serra e gli agenti inquinanti. Ma ha allargato ben poco l’ambito di applicazione della direttiva, con uno scontro molto acceso che ha riguardato gli allevamenti intensivi di bovini. Che l’hanno scampata.
I punti chiave della nuova IED
L’accordo introduce il concetto di valori limite di prestazione ambientale (EPLV), che le autorità competenti dovranno fissare nel nulla osta che autorizza la realizzazione e l’esercizio degli impianti. La nuova Direttiva Emissioni Industriali renderà cioè obbligatorio stabilire quali siano i livelli di emissioni più stringenti ottenibili, e lo stesso vale per tutte le risorse energetiche. Obbligherà quindi gli impianti industriali a concentrarsi maggiormente sull’efficienza e sul riutilizzo di energia, acqua e materiali, migliorando la vecchia direttiva sul fronte della circolarità.
Gli obiettivi guardano anche direttamente alla protezione dell’ambiente e sono calibrati per promuovere l’uso di sostanze chimiche più sicure, meno tossiche o non tossiche nei processi industriali. Sul fronte acqua, la nuova IED renderà obbligatori gli obiettivi sul consumo idrico, allo scopo di contrastare in modo più efficace la scarsità idrica. Il testo introduce anche nuovi target per quanto riguarda i rifiuti.
Novità anche per quanto riguarda la trasparenza. Viene istituito un “Portale UE sulle emissioni industriali” tramite cui i cittadini possono accedere ai dati su tutti i permessi e sulle attività inquinanti locali. Si introduce l’obbligo, al più tardi nel 2035, di adottare sistemi di autorizzazione elettronica.
Le industrie che superano i limiti di emissioni e inquinanti saranno soggette a sanzioni amministrative e, per i casi più gravi, sono previste multe di importo fino al 3% del fatturato annuo. E per i cittadini la cui salute viene danneggiata dagli sforamenti viene introdotto il diritto a chiedere un risarcimento.
Il nodo zootecnia
Buona parte del dibattito sulla nuova Direttiva Emissioni Industriali si è incentrato sull’allargamento della copertura anche agli allevamenti di bovini, oltre a maiali e pollame che rientravano già nella vecchia IED. L’accordo finale tra i due co-legislatori risparmia i bovini, che resteranno fuori dall’ambito di applicazione della direttiva, mentre espande gli impianti soggetti alle regole comunitarie nel caso di maiali (se superiori a 350 capi) e pollame (limiti fissati a 300 capi per le galline ovaiole e 280 capi per il pollame da carne). Le nuove regole scatteranno solo dal 2030.
La decisione sui bovini e le loro emissioni viene rimandata al 2026. Data entro la quale la Commissione dovrà valutare come affrontare al meglio le emissioni generate dall’allevamento di bestiame, così come quelle dai prodotti agricoli immessi sul mercato dell’UE (quindi non soggetti alla IED), ipotizzando una “clausola di reciprocità” che non penalizzi l’agricoltura europea.