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Il piano della Germania per tagliare la dipendenza energetica dalla Russia

Dipendenza energetica dalla Russia: Germania, entro il 2022 stop a greggio e carbone
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Tra i big UE, la Germania è tra i paesi con più dipendenza energetica dalla Russia

(Rinnovabili.it) – La Germania dirà (quasi) addio a carbone e petrolio russi già entro la fine di quest’anno. Mentre per il gas l’obiettivo è il 2024. Lo ha confermato stamattina il ministro della Transizione Ecologica e dell’Economia Robert Habeck presentando un rapporto sulla sicurezza energetica nazionale. Che dal 24 febbraio, giorno in cui è iniziata l’invasione dell’Ucraina, ruota attorno a un tema solo: come azzerare – o ridurre molto – la dipendenza energetica dalla Russia.

I tempi tedeschi per dire addio alla dipendenza energetica dalla Russia

In Europa, Berlino è nel campo delle colombe e non vuole mettere sanzioni al comparto energetico. Ma vuole dimostrare che fa i compiti a casa. Anche per conservare buoni rapporti con Polonia e paesi baltici. Che invece spingono per chiudere subito rubinetti e contratti e togliere a Putin un comodo flusso di denaro. Valore: almeno 1 miliardo di euro al giorno con i prezzi correnti di barile e MWh. “Le aziende stanno lasciando scadere i loro contratti con i fornitori russi, non li rinnovano e passano ad altri fornitori ad un ritmo folle”, ha assicurato Habeck.

Contratti che non sono pochi. La Germania è uno dei paesi europei più legati agli idrocarburi di Mosca. Le cifre della sua dipendenza energetica dalla Russia parlano chiaro: da lì Berlino importa il 55% del gas fossile, il 52% dell’antracite e il 34% del petrolio. Motivo per cui Habeck e il neo cancelliere Olaf Scholz sono ancora irremovibili sull’allargare le sanzioni alle fonti fossili. Mettere un embargo europeo totale all’energia dalla Russia significa recessione economica in Europa, centinaia di migliaia di posti di lavoro in pericolo e interi comparti industriali a rischio, argomentava due giorni fa il successore di Angela Merkel. Quindi: Bruxelles deve scegliere un approccio graduale. Il masochismo non salverà l’Unione.

Nel frattempo il governo tedesco cerca di ridurre il prima possibile la sua dipendenza energetica dalla Russia. Sul petrolio ci sarebbero ottime prospettive. Habeck sostiene che il mancato rinnovo dei contratti sta avendo un effetto cumulativo e già in capo a qualche settimana l’esposizione di Berlino al greggio russo calerà al 25%. Entro l’estate dovrebbe poi dimezzarsi ulteriormente. E per dicembre arrivare a zero o quasi.

Sul carbone c’è anche più ottimismo. L’indipendenza da Mosca dovrebbe arrivare già in autunno. Complici le miniere di lignite tedesche in grado di coprire il 100% del fabbisogno e un mercato globale molto più flessibile e “largo” rispetto a quello del gas, che rende più semplice la vita ai funzionari tedeschi che devono inventarsi in fretta un modo per diversificare l’import.

Quanto al gas, lo scoglio principale per tagliare la dipendenza energetica dalla Russia è infrastrutturale. La Germania riceve tutto il gas via pipeline e non ha nemmeno un terminal gnl attivo in questo momento. Come l’Italia, anche Berlino sta valutando di ricorrere a terminal galleggianti offshore, che possono entrare in funzione in brevissimo tempo. Tre le opzioni allo studio al momento. Intanto, il governo sta accelerando la costruzione di tre impianti di rigassificazione onshore. Per i quali però occorre molto più tempo. L’obiettivo è arrivare a fine 2022 con importazioni di gas russo tagliate del 30%. Non solo diversificando l’import, però: il governo ha annunciato di essere disposto a ritardare lo switch off di alcune centrali a carbone pur di diminuire la quota di gas da Mosca. Ma Berlino assicura che il phase out al 2030 non è in discussione.

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