Una delibera del 12 marzo cancella la disponibilità espressa al MASE per ospitare il sito che dovrà ospitare tutti i rifiuti radioattivi italiani, dal combustibile esausto delle centrali nucleari dismesse a quelli prodotti per finalità mediche. Fra Trino e Saluggia è stoccato in via provvisoria l’80% dei rifiuti nucleari italiani. Il sindaco a chi ha detto no: “vostra responsabilità, non avete capito l’urgenza”
A gennaio il MASE aveva formalizzato la possibilità per i comuni di autocandidarsi
(Rinnovabili.it) – Trino Vercellese ha ritirato l’autocandidatura a ospitare il futuro deposito unico nazionale delle scorie nucleari. In una delibera del 12 marzo, il sindaco Daniele Pane ha cancellato la disponibilità espressa e formalizzata appena 2 mesi prima. Troppe le opposizioni da parte dei comuni vicini e delle associazioni ambientaliste.
Il problema però resta, così come resta – recita in modo chiaro la delibera – la volontà di Trino di ospitare sul suo territorio la struttura che dovrà ospitare tutti i rifiuti radioattivi italiani, dal combustibile esausto delle centrali nucleari dismesse a quelli prodotti per finalità mediche. La scelta dell’autocandidatura, ribadisce il primo cittadino, “è l’unica allo stato percorribile ai fini dell’accelerazione del processo di realizzazione del deposito” visto che oggi “l’80% dei rifiuti radioattivi italiani è già stoccato nei depositi temporanei situati nei siti ex nucleari del Comune di Trino e di Saluggia, distante pochi chilometri”. Rifiuti radioattivi che “devono necessariamente essere messi in sicurezza”.
Il nodo autocandidature
A luglio 2023 il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) aveva aperto alla possibilità, per i comuni, di autocandidarsi a ospitare il deposito unico nazionale scorie nucleari. Aveva così creato la possibilità che il deposito fosse realizzato al di fuori di uno dei 51 siti individuati attraverso il tortuoso iter seguito da Sogin, la società incaricata del decommissioning nucleare in Italia e di costruire il deposito con annesso parco tecnologico, e validato sotto il profilo tecnico-scientifico dall’Isin, l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione.
Le autocandidature avrebbero dovuto essere comunque vagliate dalla Sogin, aveva rassicurato il MASE, ma questo secondo binario era stato bollato come un “pasticcio all’italiana” da Legambiente, che aveva accusato il governo di aver creato – tramite il dl Energia di gennaio 2024 – un iter parallelo con la possibilità di non rispettare i criteri più rigidi seguiti dall’iter originario di Sogin-Isin.
“Siate propositivi” sul deposito unico nazionale scorie nucleari
Per Trino Vercellese adesso la palla passa proprio a chi si è opposto alla autocandidatura. È “responsabilità” di chi ha detto di no, si legge nella delibera, attivarsi per trovare una soluzione. Perché l’autocandidatura nasceva dalla necessità di risolvere con “urgenza” il nodo dei rifiuti nucleari stoccati a Trino e Saluggia, che l’amministrazione comunale vuole al più presto mettere in sicurezza con una soluzione definitiva.
“Il permanere sul territorio del Comune di Trino di rifiuti radioattivi stoccati in un deposito temporaneo, senza alcuna proposta alternativa da parte dei soggetti che si oppongono alla procedura di autocandidatura finalizzata ad accelerare il processo per la realizzazione del deposito unico nazionale, comporta l’assunzione in capo a tali soggetti della responsabilità di ogni conseguenza negativa ne dovesse derivare, ivi compresa quella di ritardare senza giustificato motivo la realizzazione di un’opera considerata strategica per la sicurezza del territorio”, si legge nella delibera.