Rinnovabili • Deposito nazionale scorie nucleari: il “pasticcio all’italiana” delle autocandidature Rinnovabili • Deposito nazionale scorie nucleari: il “pasticcio all’italiana” delle autocandidature

Il “pasticcio all’italiana” delle autocandidature per il deposito nazionale scorie nucleari

Con l’ultimo dl Energia, il governo ha introdotto delle modifiche al processo di individuazione delle aree idonee ad ospitare tutti i rifiuti radioattivi prodotti sul territorio nazionale. Il parere tecnico-scientifico iniziale di Isin non è più vincolante, e i criteri individuati per la scelta potrebbero essere applicati in modo meno rigoroso per dare una chance ai comuni che si sono autocandidati

Deposito nazionale scorie nucleari: il “pasticcio all’italiana” delle autocandidature
Foto di Kilian Karger su Unsplash

La denuncia di Legambiente sul deposito nazionale scorie nucleari

(Rinnovabili.it) – Aprire alle autocandidature per il deposito nazionale scorie nucleari è “sbagliato e controproducente”. Soprattutto se nel farlo si dà sempre meno peso alla sicurezza dei cittadini. E al percorso scientifico che ha portato a individuare quali sono i siti idonei in Italia. Lo denuncia Legambiente dopo il passo avanti di Trino Vercellese e l’assist del governo nascosto tra le pieghe dell’ultimo dl energia.

Un nuovo binario per il deposito nazionale scorie nucleari?

È proprio quest’ultimo punto il più critico secondo l’associazione ambientalista. Il decreto introduce modifiche alla disciplina per individuare dove realizzare il deposito nazionale scorie nucleari. Come? Creando un “procedimento alternativo”. Che raccoglie tutte le autocandidature da parte dei comuni e predispone una – inedita – Carta nazionale delle aree autocandidate (CNAA).

Un binario parallelo alla CNAI, la Carta nazionale delle aree idonee che è stata stilata dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) sulla proposta di Sogin – la società statale incaricata del decommissioning delle centrali nucleari italiane – e validata sul piano tecnico-scientifico dall’Isin, l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione.

Se già aprire alle autocandidature “lasciava prevedere un percorso poco rigoroso e poco attento alla sicurezza dei cittadini”, sottolinea Legambiente, l’ultimo dl Energia li conferma e rafforza. Sotto la lente di Legambiente finiscono integrazioni come: “eventuali aree autocandidate non presenti nella proposta di CNAI possano essere riconsiderate tenuto conto di vincoli territoriali nel frattempo decaduti o sostanzialmente modificati o per ragioni tecniche superabili con adeguate modifiche al progetto preliminare del Parco tecnologico”.   

In altri termini: il parere tecnico-scientifico di Isin può essere aggirato presentando delle modifiche al progetto del deposito. Vanificando l’operato dell’ente. O perlomeno prevedendo l’applicazione di criteri meno rigorosi. “Il solito pasticcio all’Italiana”, attacca l’organizzazione del Cigno Verde: chi si autocandida chiede al MASE e a Sogin di avviare una rivalutazione del proprio territorio. Che potrebbe diventare idoneo ad ospitare il deposito nazionale scorie nucleari, “anche applicando eventuali modifiche progettuali al deposito per eludere i criteri stringenti che, se applicati, renderebbero inidoneo il territorio autocandidatosi”.  

Il governo Meloni non faccia gli stessi gravi errori dell’esecutivo Berlusconi nel 2003 – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –. Il deposito serve, è sempre più urgente e si è perso già troppo tempo: va realizzato in uno dei 51 siti della CNAI, con un percorso trasparente e partecipato. Dobbiamo assolutamente evitare di ripetere gli errori del passato, come accaduto venti anni fa a Scanzano Ionico in Basilicata, dove la scelta è caduta dall’alto invece che essere frutto di una seria e attenta analisi tecnico scientifica e un’adeguata condivisione territoriale. L’autocandidatura deve essere valutata secondo gli stessi criteri che hanno caratterizzato gli altri 51 siti della CNAI, senza modifiche e sotterfugi. Altrimenti il rischio è di creare una nuova Scanzano che non ci possiamo più permettere”.