Il rapporto di Friends of the Earth Europe sui finanziatori della deforestazione
(Rinnovabili.it) – Sulla sponda europea dell’Atlantico promettono di rendere il loro business compatibile con il Paris agreement e di aiutare a fermare la deforestazione. Mentre sull’altra sponda, in America Latina, continuano a finanziare senza problemi l’agribusiness che ha legami con il logging, gli incendi e i conflitti per la terra nella sua catena di fornitura. Questo doppio standard delle banche europee e di altri attori finanziari del vecchio continente aggraverebbe ancora di più questi problemi se entrasse in vigore l’accordo di libero scambio UE-Mercosur, al momento congelato perché i 4 paesi sudamericani coinvolti non offrono abbastanza garanzie di protezione della natura e del clima.
Lo sostiene un rapporto di Friends of the Earth Europe che fa i conti in tasca ai maggiori finanziatori europei della deforestazione in America Latina. I 10 maggiori creditori europei verso l’agribusiness sudamericano della carne e della soia hanno elargito in 7 anni (tra il 2016 e febbraio 2022) qualcosa come 16,5 miliardi di euro. Soggetti come il Banco di Santander spagnolo, l’olandese Rabobank e CNH Industrial Capital, le inglesi HSBC e Barclays, la francese BNP Paribas, la Deutsche Bank.
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A 815 milioni di euro si ferma invece la cifra degli investimenti garantiti alle major della carne e della soia che operano in Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay, ovvero i 4 paesi dell’area Mercosur, da parte di soggetti europei, tra cui il fondo pensioni olandese ABP, la francese Crédit Agricole, la britannica Odey Asset Management.
“Nonostante i ripetuti impegni di governi e aziende a fermare la deforestazione, negli ultimi due decenni i Paesi del Mercosur, Argentina, Brasile e Paraguay, hanno registrato alcuni dei più alti tassi di deforestazione a livello globale. Gli allevamenti estensivi di bestiame e l’agricoltura intensiva basata sulle materie prime sono i due principali motori della deforestazione. Le istituzioni finanziarie europee, fornendo crediti e investimenti, sono importanti sostenitori di questi settori agroalimentari”, spiegano gli attivisti.
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