A 6 anni dal patto, siglato da oltre 200 governi, multinazionali, ong e comunità indigene, nessuno degli obiettivi è stato raggiunto
La deforestazione aumenta ancora, falliti gli obiettivi della New York Declaration on Forests
(Rinnovabili.it) – Lo stato delle foreste globali si avvicina al punto di non ritorno. E i mega-progetti infrastrutturali già in cantiere o in procinto di essere avviati possono spingere la deforestazione oltre quel limite. Il grido d’allarme è lanciato da 25 associazioni conservazioniste e di ricerca in un rapporto che valuta l’avanzamento degli obiettivi della New York Declaration on Forests.
La dichiarazione è un patto stretto nel 2014 da oltre 200 governi, società multinazionali, gruppi che rappresentano le comunità indigene e organizzazioni non governative. Due gli obiettivi principali: agire in modo da far cessare la distruzione delle foreste naturali e impegnarsi nella riforestazione.
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Ma a 6 anni di distanza tra le promesse e la realtà c’è un vero e proprio abisso. Entro il 2020, secondo la dichiarazione, i contraenti avrebbero dovuto dimezzare la deforestazione. Ma il fenomeno continua ad aumentare in tutto il mondo. Dal 2010 ad oggi il patrimonio forestale è diminuito progressivamente di 4,7 milioni di ettari ogni anno.
La valutazione condotta dagli autori del report è che governi e compagnie generalmente si sono dotati di politiche e regolamenti per contrastare la deforestazione. Ma restano due enormi scogli. Uno è il modo in cui sono scritti i documenti stessi: lacunosi, non adatti per raggiungere davvero gli scopi della dichiarazione. E l’altro problema riguarda l’implementazione, scarsa e lacunosa anch’essa.
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Pochi governi hanno tradotto politiche forestali relative all’estrazione mineraria e alle infrastrutture in piani di gestione forestale o hanno valutato sistematicamente i rischi forestali di questi settori. Uno degli ostacoli principali individuati dagli autori del rapporto è la mancanza di trasparenza nei piani delle compagnie attive in questi due settori.
“Le foreste sono a un pericoloso punto di svolta e questi progetti su larga scala potrebbero spingerci oltre il limite”, ha affermato al Guardian Erin Matson, coautrice del rapporto. “C’è una finestra di opportunità molto piccola – e si sta chiudendo – per ripensare questi progetti. I governi, le aziende e gli investitori devono agire rapidamente per evitare ulteriori danni alle persone, alla fauna selvatica e alla natura”.