Nel 2006 entrò in vigore una moratoria sulla soia che contribuì a far crollare dell’84% il logging in Amazzonia fino al 2012. Ma gli agricoltori riescono ad aggirare la legge e a vendere prodotti deforestazione-free anche se coltivati su terreni strappati all’Amazzonia
Il dossier della ong brasiliana Instituto Centro de Vida sulla deforestazione nel Mato Grosso
(Rinnovabili.it) – La moratoria sulla soia che ha frenato la deforestazione in Brasile negli anni passati non funziona più. O perlomeno non come dovrebbe. Sfruttando un punto debole della legge introdotta nel 2006, gli agricoltori dello Stato del Mato Grosso riescono a vendere i loro prodotti ufficialmente “senza deforestazione”, in realtà ottenuti su terre strappate all’Amazzonia il più delle volte in modo illegale.
Lo rivela un’inchiesta della ong brasiliana Instituto Centro de Vida condotta insieme a Unearthed di Greenpeace e al Bureau of Investigative Journalism. Il bando sulla soia riuscì a far crollare gli ettari di foresta pluviale cancellati ogni anno: dell’84% fino al 2012. Da allora però il logging è tornato a crescere. E gli agricoltori brasiliani a speculare. La moratoria infatti si applica solo alla soia. Ma gli agricoltori producono anche molti altri prodotti. E i terreni su cui li coltivano sono frutto di deforestazione. Eppure, proprio grazie alla moratoria, anche questi prodotti beneficiano dell’etichetta “privo di deforestazione”.
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Nel Mato Grosso, che si estende nella parte meridionale dell’Amazzonia e produce più soia che qualsiasi altra parte del paese, secondo la ong brasiliana 1.180 km2 di foresta tropicale sono stati abbattuti dal 2009 al 2019 nelle aziende agricole di soia per coltivare altre colture o fornire pascoli per l’allevamento di bestiame. La maggior parte di questa deforestazione era illegale. Prodotti che vengono imbarcati e arrivano nei porti europei e britannici. Formalmente ripuliti.
Il tema della deforestazione importata è da tempo al centro dei negoziati tra l’Unione Europea e i paesi Mercosur per un accordo commerciale. Alcuni paesi europei, Francia in testa, chiedono che l’accordo includa garanzie da parte dei paesi sudamericani sul contrasto al logging illegale. Anche se il presidente brasiliano Bolsonaro si è impegnato a più riprese contro il disboscamento dell’Amazzonia – l’ultima volta alla COP26, quando ha promesso deforestazione zero entro il 2028 – i dati ufficiali raccontano un’altra storia. Nel 2021 si è tornati sui valori più alti degli ultimi 15 anni e a gennaio 2022 il logging è cresciuto di oltre il 430% sullo stesso mese dell’anno precedente.
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