Tra gennaio e giugno le motoseghe e gli incendi antropici hanno distrutto un’area di foresta pluviale e di savana grande come la provincia di Torino in soli 6 mesi. In Amazzonia, +17% rispetto al 2021. Mai così male dal 2008
La deforestazione in Brasile è tornata ai massimi storici
(Rinnovabili.it) – Il 2022 si conferma l’anno dei record (negativi) per la deforestazione in Brasile. Nei primi 6 mesi dell’anno le motoseghe hanno abbattuto 3.988 km2 di Amazzonia, un’area grande 22 volte la città di Milano. È il peggior risultato registrato dall’Inpe dopo il 2008, quando l’Istituto nazionale per le ricerche spaziali del paese sudamericano, che effettua il monitoraggio satellitare del logging, ha iniziato a raccogliere questi dati. Ed è anche il 4° anno di fila che il periodo gennaio-giugno supera il record precedente.
Il trend negativo in Amazzonia si rafforza
Il sistema DETER-B conferma l’incredibile accelerazione della deforestazione in Brasile iniziata verso la fine del 2021. Mentre il presidente Bolsonaro rassicurava i partner internazionali alla COP26 di Glasgow e prometteva di portare il disboscamento a zero entro il 2028, le motoseghe hanno iniziato a macinare un record dopo l’altro.
L’anno 2020/2021 (il disboscamento viene contato da agosto a luglio) è stato il peggiore di sempre. I primi mesi del nuovo periodo hanno confermato che la tendenza è in netto peggioramento in Amazzonia. Da agosto 2021 a gennaio 2022 sono spariti 4.512 km2 di foresta, moltissimi considerando che dovrebbe essere il periodo di bassa per il logging. Solo a gennaio, la deforestazione amazzonica è aumentata del 430% rispetto allo stesso mese del periodo precedente.
I nuovi dati rilasciati dall’Inpe mostrano che la tendenza si sta consolidando, quando siamo ormai arrivati ai mesi clou per la deforestazione in Brasile. Rispetto ai primi 6 mesi del 2021, quest’anno c’è stato un aumento del 17%. A giugno, l’incremento sullo stesso mese dell’anno prima è del 10% (in tutto, 1.120 km2, quasi 1/3 del totale). E se si guarda indietro fino al 2017, il valore del 1° semestre 2022 è il triplo. Conferma anche per le aree più colpite: sono ancora una volta gli stati di Amazonas e Parà.
Deforestazione in Brasile, i numeri del Cerrado
Anche il Cerrado, la savana più biodiversa al mondo, ha registrato record negativi. La deforestazione, qui, a giugno ha superato i 1.000 km2, tallonando da vicino i numeri dell’Amazzonia. E raddoppiando sia rispetto al 2021 che al 2020, quando il logging aveva riguardato meno di 500 km2. Se si guarda il primo semestre di quest’anno, l’impennata è evidente: 3.638 km2. In pratica, si tratta di un aumento del 44,5% rispetto allo stesso periodo del 2021, quando furono distrutti 2.518 km2.
Anno di elezioni
Per molti osservatori, l’aumento significativo della deforestazione era atteso. Il via libera alle motoseghe sarebbe parte della strategia elettorale di Bolsonaro, che cerca la riconferma a presidente con il voto di ottobre prossimo. Bolsonaro è molto vicino agli interessi degli allevatori e dell’industria estrattiva, e dal 2019 ha provato a scardinare l’impianto legislativo a tutela dell’ambiente per favorire questi settori.
Per 2 anni ha inviato i militari in Amazzonia, formalmente per prevenire gli incendi e il “desmatamento ilegal”, in realtà per tenere d’occhio gli attivisti ambientali. Infatti la deforestazione è aumentata. Negli ultimi mesi, Bolsonaro ha provato a togliere alle popolazioni indigene i diritti sulle loro terre e a modificare la definizione di “Amazzonia legale” per facilitarne lo sfruttamento economico.
“Abbiamo perso 3.988 km² nell’Amazzonia legale in soli sei mesi, confermando la tendenza all’intensificazione della deforestazione negli ultimi tre anni”, spiega Mariana Napolitano, del WWF Brasile. “Quando perdiamo la foresta, mettiamo a rischio il nostro futuro. L’Amazzonia è fondamentale per regolare le precipitazioni da cui dipendono la nostra agricoltura, l’approvvigionamento di acqua potabile e la disponibilità di energia idroelettrica. Il furto di terre pubbliche e l’estrazione mineraria illegale, che non generano ricchezza o qualità della vita, stanno distruggendo il nostro futuro”.