Pubblicati i dati ufficiali dell’Inpe sulla deforestazione in Amazzonia
(Rinnovabili.it) – Nel mese in cui di solito si registra il boom di deforestazione in Amazzonia, il disboscamento illegale ha segnato una flessione sostanziosa. A settembre il tasso di desmatamento ilegal è sceso di quasi il 57% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, agli sgoccioli dell’era Bolsonaro. Lo ha comunicato l’Inpe, l’Agenzia per la ricerca spaziale brasiliana che si occupa di monitorare via satellite lo stato dell’Amazzonia legale, il settore di bacino amazzonico appartenente al Brasile.
La deforestazione in Amazzonia segna -56,8% a settembre
Lo scorso mese le motoseghe hanno fatto sparire 590 chilometri quadrati di foresta tropicale. Un’area grande più di 3 volte Milano. Un dato ancora molto alto ma in picchiata se messo a confronto con i 1.454 km2 distrutti a settembre 2022. Che conferma la direzione intrapresa dal presidente Lula, insediatosi a gennaio.
Nei primi 9 mesi dell’anno, infatti, la deforestazione in Amazzonia si è mangiata 4.302 km2 di foresta, cioè il 49,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. In discesa anche il dato sugli incendi – in buona parte di origine antropica e legati appunto al disboscamento – che a settembre segna -36% rispetto al 2022. Lula ha promesso di portare la deforestazione in Amazzonia a zero entro il 2030.
Cattive notizie dal Cerrado
Il nuovo corso di Lula, però, si limita solo all’Amazzonia. I dati dell’Inpe certificano la pessima situazione del Cerrado, la savana tropicale situata a sud della foresta amazzonica e una delle praterie più ricche di biodiversità e antiche del mondo. E anche in questo caso, dietro il boom di deforestazione ci sono gli interessi dell’agribusiness, che sembrano concentrarsi su questo bioma mentre il governo brasiliano prosegue la repressione contro le attività illegali in Amazzonia. A settembre, tra incendi e motoseghe, sono scomparsi 516 km2 di Cerrado. È il dato peggiore per questo mese dal 2018 (quando sono iniziate le rilevazioni) e segna un aumento di ben l’86% rispetto allo stesso mese del 2022.