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L’agribusiness minaccia l’UE sulla deforestazione importata

Cinque dei maggiori operatori al mondo nel settore dell’agribusiness - ADM, Bunge, Cargill, LDC e Viterra – scrivono alla Commissione suggerendo modifiche alla legge UE contro il disboscamento “incorporato” in alcuni prodotti d’importazione. Che la renderebbero di fatto inutile

Disboscamento illegale
Credits: ally j da Pixabay

A novembre 2021 Bruxelles ha presentato un regolamento contro la deforestazione importata

(Rinnovabili.it) – Il 2 novembre dal palco della COP26 di Glasgow hanno promesso al mondo di impegnarsi contro il disboscamento. Ma il 10 novembre, senza troppi clamori, hanno fatto pressioni su Bruxelles per cambiare una legge contro la deforestazione importata. Protagonisti di questa giravolta: 5 tra le maggiori compagnie globali dell’agribusiness. Si tratta di ADM, Bunge, Cargill, LDC e Viterra.

Al vertice sul clima in Scozia, queste aziende avevano guidato l’iniziativa globale per fermare le motoseghe e il cambio d’uso del suolo a favore di pascoli e coltivazioni per mangimi animali. Insieme ad altre 5 compagnie hanno riconosciuto il ruolo cruciale dell’agribusiness per frenare il disboscamento e si sono anche impegnate ad arrivare alla COP27, che si terrà il prossimo autunno in Egitto, con un piano d’azione dettagliato.

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Impegni in palese contrasto con le azioni concrete. Prima ancora che finisse il vertice di Glasgow, i colossi dell’agribusiness hanno fatto recapitare a Frans Timmermans, vice-presidente della Commissione, una lettera in cui denunciano le storture della legge UE contro la deforestazione importata e chiedono cambiamento profondi.

Non sarebbe “tecnicamente e praticamente fattibile” impedire a certe aziende di immettere sul mercato europeo delle partite di caffè, soia, carne o cacao derivate da terreni deforestati, lamentano i 5 operatori. Bloccare parte delle importazioni porterebbe a “grandi aumenti dei prezzi e a problemi di disponibilità”, aggiungono.

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Poi la richiesta: usare il bilanciamento materiale come metodo di controllo. In pratica, il suggerimento è di non vietare certe partite, ma di mescolare prodotti senza deforestazione ad altri provenienti da terre strappate illegalmente alle foreste.

Il regolamento UE, presentato lo scorso novembre, stabilisce norme obbligatorie di due diligence per gli operatori che immettono sul mercato comunitario prodotti specifici, tradizionalmente associati a pratiche intensive. Il focus è su soia, carne bovina, olio di palma, legno, cacao e caffè e alcuni prodotti derivati, come cuoio, cioccolato e mobili. L’obiettivo consiste nel garantire l’entrata di prodotti non associati ad attività illegali, che alimentano la deforestazione importata.