La deforestazione illegale nel Q1 di quest’anno è cresciuta del 64%
(Rinnovabili.it) – Dopo aver passato quasi 4 anni a tuonare contro il sistema delle multe contro la deforestazione illegale, il presidente del Brasile Jair Bolsonaro fa dietrofront. E approva un giro di vite senza precedenti, con nuove sanzioni molto più salate di quelle in vigore oggi. Il provvedimento firmato ieri è un ordine esecutivo ed è quindi entrato immediatamente in vigore. Che cosa prevede?
Tre i punti principali. Primo: multe più alte a chi fa carte false per commerciare (e esportare) legname ricavato da deforestazione illegale. L’aumento è di 300 reais per metro cubo di legna di contrabbando, poco meno di 60 euro. Rivisto anche il massimale: se prima la sanzione comminata era al massimo di 200mila euro, adesso potrà essere 50 volte più alta, quindi arrivare quasi a 10 mln di euro. Secondo punto modificato dall’ordine esecutivo di Bolsonaro: più sanzioni in caso di recidiva. E infine, il terzo cambiamento riguarda la riscossione delle multe arretrate.
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Un aspetto importante, quest’ultimo, perché rende credibili (e temibili) le nuove sanzioni. Per smaltire gli arretrati il cambiamento è strutturale e consiste nel cancellare da cima a fondo una riforma voluta proprio da Bolsonaro. Si tratta di una sorta di percorso parallelo all’iter giudiziario standard, durante il quale gli accusati possono discutere il caso con gli ufficiali governativi e concordare eventuali sconti sulle multe. Un doppio binario che serviva più per insabbiare le violazioni che altro, visto che il governo brasiliano non ha mai messo abbastanza personale a seguire i casi. Che quindi si sono accumulati per anni. A fine 2021, le sanzioni arretrate erano almeno 17.000.
Con questa decisione, il Brasile fa il primo passo concreto – dal 2019 a questa parte – per combattere seriamente la deforestazione illegale. Un fenomeno che proprio sotto Bolsonaro è tornato a livelli preoccupanti, soprattutto grazie alle sue politiche permissive e talvolta spregiudicate. Come l’impiego dell’esercito in Amazzonia, in teoria per contrastare il logging ma nei fatti un modo per controllare e intimidire gli attivisti ambientali. Nel primo trimestre di quest’anno il disboscamento fuorilegge è aumentato del 64% rispetto allo stesso periodo del 2021, che a sua volta era su livelli record rispetto agli anni precedenti.
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