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7 anni di promesse mancate sulla deforestazione

Deforestazione, i negoziati USA-Brasile sull’Amazzonia rallentano
via depositphotos.com

L’obiettivo al 2030 è dimezzare la deforestazione tropicale

(Rinnovabili.it) – Gli impegni globali sul clima stanno dimenticando le foreste. La maggior parte dei paesi non ha incorporato la tutela del patrimonio boschivo e la lotta alla deforestazione nei propri contributi nazionali volontari (Ndc), i piani di 5 o 10 anni per raggiungere gli obiettivi climatici presentati all’Unfccc.

È la fotografia poco confortante che risulta da un rapporto sullo stato di implementazione della Dichiarazione di New York sulle foreste, un patto sottoscritto nel 2014 da più di 200 tra governi, aziende e ong. L’accordo prevede che chi aderisce si impegni a ridurre la deforestazione tropicale della metà entro il 2030 e a cancellarla entro la metà del secolo. Il cambiamento nell’uso del suolo, compresa la deforestazione e il degrado, rappresenta infatti circa il 10-12% delle emissioni globali.

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A 7 anni di distanza, la Dichiarazione è rimasta in gran parte lettera morta. Il rapporto analizza 32 paesi che sono definiti “ad alto impatto potenziale”, per posizione geografica o per capacità economica, e quindi i più adatti a contribuire agli sforzi contro la deforestazione tropicale. Di questi, 12 sono firmatari del patto di New York ma solo 10 hanno inserito la tutela delle foreste nei loro obiettivi climatici in qualche forma.

Rispetto al potenziale di mitigazione del climate change dato dalla lotta alla deforestazione, notano gli autori del rapporto, gli impegni presi ne sprecano più di metà. E la situazione sarebbe anche peggiore se non fosse per l’India, che ha un obiettivo molto ambizioso: riforestazione per almeno 95 mln di ettari entro il 2030. Tolto questo paese, la “forza” delle promesse rispetto al potenziale crolla al 16%.

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Negli ultimi 20 anni, le foreste hanno rimosso dall’atmosfera 7,35 Gt di CO2 l’anno. Casi virtuosi sono quelli delle aree gestite dalle comunità indigene in diversi paesi dell’America Latina (Perù, Brasile, Messico e Colombia): sono infatti serbatoi netti di carbonio. Dovrebbero ricevere molti più finanziamenti, mentre sulla deforestazione e il ripristino forestale la finanza internazionale langue. Secondo il rapporto, le somme mobilitate ogni anno sono appena il 5% dell’ammontare che sarebbe necessario.

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