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Bolsonaro alla Corte penale dell’Aia per la deforestazione dell’Amazzonia?

Gruppi di attivisti ambientali e popoli indigeni lo accusano di ecocidio per lo smantellamento sistematico delle norme di tutela ambientale

Deforestazione dell’Amazzonia, Bolsonaro rischia il processo alla Corte Penale dell’Aia
Nella foto: il capo indigeno Raoni Metuktire, capo del popolo Kayapo. Via depositphotos.com

Sotto il presidente, la deforestazione dell’Amazzonia ha ripreso a galoppare

(Rinnovabili.it) – Jair Bolsonaro è il principale responsabile della deforestazione dell’Amazzonia e deve finire sul banco degli imputati per ecocidio. Il presidente del Brasile e la sua gestione disastrosa della più grande foresta pluviale del mondo potrebbero finire sotto la lente della Corte penale internazionale, il tribunale con sede all’Aia competente per casi di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Nell’aula del tribunale olandese sono passati personaggi del calibro di signori della guerra africani e generali croati responsabili delle efferatezze in Jugoslavia negli anni ’90. A trascinarci anche Bolsonaro potrebbero essere i gruppi indigeni brasiliani e per la difesa dei diritti umani. Guidati da attivisti come Raoni Metuktire, capo indigeno 91enne del popolo Kayapo che ha firmato l’accusa. Il 22 gennaio è stata depositata formalmente in tribunale la richiesta al procuratore Fatou Bensouda di avviare l’esame preliminare, il primo passo verso l’incriminazione vera e propria. Il motivo, lo smantellamento delle politiche di tutela ambientale e la violazione dei diritti dei popoli indigeni. Imputazioni che si riassumono in una parola sola: ecocidio.

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Se la deforestazione dell’Amazzonia costringesse Bolsonaro a fare i conti con il tribunale, sarebbe il primo caso legato a motivazioni ambientali a essere trattato dalla Corte penale internazionale, che ha ampliato il suo mandato nel 2016.

Nel corso dell’ultimo anno, la deforestazione nella più grande foresta pluviale del mondo è aumentata del 9,5% rispetto al 2019. Le aree di Amazzonia spazzate via dal logging hanno superato gli 11mila km2, come risulta dai dati dell’agenzia di ricerca spaziale nazionale brasiliana Inpe: un’area grande come l’Abruzzo.

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Dal suo insediamento a inizio 2019, Bolsonaro ha sistematicamente indebolito le politiche ambientali, in particolare quelle relative alla tutela delle foreste. Da un lato, il presidente ha commissariato le principali agenzie federali imponendo i militari ai vertici. Dall’altro lato, non ha esitato a fare ricorso alle Forze armate per intimidire gli attivisti e favorire il disboscamento e le attività di estrazione, anche se ufficialmente il ruolo dei militari sarebbe stato di vigilare contro la deforestazione illegale.

Il trattamento riservato da Bolsonaro all’Amazzonia è finito anche al centro delle trattative per l’accordo commerciale UE-Mercosur. La Francia si è impuntata e ha bloccato l’approvazione del trattato se prima il Brasile non dà garanzie sufficienti sulla tutela dell’Amazzonia.