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L’olio di palma adesso pesa un po’ meno sulla deforestazione globale

Deforestazione: CDP promuove l’industria della palma da olio
Foto di Tafilah Yusof da Pixabay

Report CDP, sulla deforestazione ancora male l’industria della gomma naturale

(Rinnovabili.it) – Il settore privato ha fallito: la deforestazione selvaggia è ancora incorporata nella catena del valore di molti prodotti, e l’obiettivo di eliminarla entro il 2020 non è stato centrato.  Ma qualcosa si muove, anche se lentamente. L’ultimo report annuale di CDP fa un (timido) elogio all’industria della palma da olio, l’unico settore dove le aziende fanno registrare dei progressi importanti. Male se non malissimo, al contrario, chi sta dietro al business dell’allevamento e delle piantagioni di soia.

CDP raccoglie ogni anno i dati da centinaia di aziende private sparse in tutto il mondo che sono tra le più importanti in 7 settori fortemente legati alla deforestazione: palma da olio, prodotti in legno, allevamento, soia, gomma naturale, cacao e caffè. Nel 2020 sono state 687 le compagnie che hanno deciso per la trasparenza e hanno condiviso i loro dati. Un balzo in avanti del 27% rispetto al 2019, sottolinea CDP.

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Qualche aspetto positivo, in generale, c’è e va sottolineato. CDP punta i riflettori su 81 aziende che stanno guidando delle trasformazioni del mercato dopo aver deciso di cancellare la deforestazione dalla loro value chain. Garantiscono alti livelli di tracciabilità e quindi di trasparenza. Altro segnale che CDP legge come positivo: il 93% delle aziende nel 2020 ha messo in campo almeno una delle misure consigliate per limitare la deforestazione. Se per gli autori del report questo significa che l’azione contro il disboscamento sta diventando la norma, nulla viene detto sulla qualità di questa azione né sul suo impatto reale.

Perché l’industria della palma da olio si muove e prova a migliorarsi, mentre quella della gomma naturale ignora il problema (e quella del cacao non fa molto meglio)? Secondo CDP c’entrano le campagne mediatiche e di pressione che negli ultimi anni hanno investito l’olio di palma. Adesso questi asset sono un potenziale rischio reputazionale, e come tali vengono trattati.

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