Sotto Bolsonaro, la deforestazione media annua è raddoppiata
(Rinnovabili.it) – Il presidente che ha promesso di arrivare a deforestazione zero entro il 2028 è riuscito a ottenere l’opposto: quest’anno il logging in Amazzonia segna il peggior risultato degli ultimi 15 anni. Un balzo in avanti del 22% rispetto all’anno passato, quando già c’era stato un boom storico di disboscamento nella foresta pluviale più grande al mondo.
Sono i dati dell’Inpe, l’agenzia brasiliana per la ricerca spaziale che monitora con i suoi satelliti l’andamento della deforestazione in tutto il paese. Nel periodo compreso tra agosto 2020 e luglio 2021, l’Amazzonia ha perso 13,235 km2 di foresta. Per avere un’idea delle proporzioni, stiamo parlando di un’area grande 10 volte il comune di Roma, o 73 volte più estesa della città di Milano.
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I dati parlano chiaro: è l’effetto Bolsonaro. Il presidente brasiliano è entrato in carica a gennaio 2019 ed è proprio da quel momento, dicono i dati Inpe, che la curva della deforestazione in Brasile è ritornata a crescere in modo consistente. Nei 10 anni precedenti, infatti, non era mai stata superata la soglia di 10mila km2 disboscati l’anno. Tra 2009 e 2018 la media arriva a 6.500 km2, mentre la media sotto il mandato Bolsonaro schizza quasi al doppio: 11.405 km2.
Il nuovo ministro dell’Ambiente Joaquim Leite (quello precedente, Ricardo Salles, si è dimesso dopo che si è scoperto che era coinvolto in un traffico illegale di legname) ha detto che i dati rappresentano una “sfida” per il paese, ma che “non riflettono esattamente la situazione degli ultimi mesi”. In realtà i numeri di ottobre certificano semmai l’opposto: la deforestazione è cresciuta di un altro 5% sullo stesso mese del 2020. E il trend non è affatto buono. Da gennaio a ottobre sono spariti 9.724 km2, addirittura il 33 per cento in più rispetto ai primi 10 mesi del 2020. (lm)
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