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Decreto Semplificazioni, non ci siamo. Per Legambiente è assalto alle risorse

Sul fronte degli appalti il nostro Paese farebbe un gravissimo errore tornando all'era del 'massimo ribasso' e garantendo la liberalizzazione dei subappalti senza limiti. Un sistema che fa venir meno qualità delle opere e moltiplica i fenomeni di corruzione, spalancando le porte alle ecomafie

Decreto Semplificazioni
Foto di LEEROY Agency da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – “Il primo atto del governo dopo l’invio a Bruxelles del Piano nazionale ripresa e resilienza sta prendendo una piega che ci preoccupa molto. Da mesi sottolineiamo che il percorso per la modernizzazione del nostro Paese passa attraverso la semplificazione degli iter autorizzativi per realizzare le opere e gli impianti necessari alla riconversione ecologica, un sistema di controlli efficaci, la condivisione con il territorio e il rispetto delle politiche europee. Le bozze del decreto semplificazioni al centro del dibattito di questi giorni rischiano, invece, di far fallire la missione affidata al governo Draghi (realizzare presto e bene le opere della transizione ecologica italiana) e di aprire una pericolosa stagione di ‘assalto’ alle risorse pubbliche in un’ottica di ‘liberi tutti’”. Sulla bozza cui sta lavorando il governo proprio non ci siamo secondo il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani: sul fronte degli appalti il nostro Paese “farebbe un gravissimo errore nella gestione delle risorse pubbliche tornando all’era del ‘massimo ribasso’ e garantendo la liberalizzazione dei subappalti senza limiti”.

Un sistema che “fa venir meno la qualità delle opere, ha fatto da moltiplicatore dei fenomeni corruttivi, ha spalancato le porte alle ecomafie e, con il micidiale meccanismo delle varianti ha finito per moltiplicare i costi di realizzazione delle opere pubbliche”. Non a caso l’allora presidente dell’Anac, Raffaele Cantone,lo definì come ‘un sistema da considerare oggettivamente pericoloso’. Il massimo ribasso, peraltro, mette in discussione l’efficacia dei Criteri ambientali minimi (obbligatori in Italia dal 2016) e del Green public procurement, confermato dalla stessa Commissione europea tra i criteri di valutazione degli investimenti previsti dal Next generation EU”.

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Nel rapporto Ecomafia – viene ricordato da Legambiente – si segnalano l’incremento dei reati relativi al ciclo del cemento, che riguardano anche gli appalti pubblici, e ben 134 inchieste per corruzione in materia ambientale, dal gennaio 2019 all’ottobre 2020, con 780 persone arrestate e ben 41 procure impegnate in indagini. “Una situazione già delicata del punto di vista della legalità, che richiede, semmai, un deciso rafforzamento dei controlli, a cominciare da quelli svolti dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, di cui invece nelle attuali bozze del decreto Semplificazioni non c’è traccia”.

L’accelerazione delle procedure autorizzative e della realizzazione delle opere utili alla transizione ecologica del Paese “si mette in pratica non solo mettendo in campo le adeguate semplificazioni ma anche potenziando l’organico che fa le istruttorie sui progetti presentati nell’ambito del Pnrr e rendendo uniformi su tutto il territorio nazionale le azioni di prevenzione, controllo e repressione del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente” che “ha un ruolo fondamentale in materia di controlli ambientali, in fase repressiva e preventiva, per superare il problema cronico della rete dei monitoraggi pubblici a macchia di leopardo”. La riforma “va in questa direzione, ma bisogna attuarla in concreto e subito con i decreti attuativi, senza ulteriori ritardi, garantendo anche più risorse economiche per potenziare i controlli pubblici”.

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Poi, per procedere speditamente, è “importante prevedere anche l’obbligatorietà degli strumenti partecipativi per tutte le opere previste dal Pnrr, in modo tale da coinvolgere i territori sulla loro realizzazione, rivedendo la normativa sul dibattito pubblico e sull’inchiesta pubblica. La parte più significativa delle risorse previste dal Pnrr – osserva Ciafani – è destinato alla transizione ecologica ed è facile immaginare quali appetiti sta scatenando l’attesa degli inventi investimenti previsti. Sappiamo per esperienza che le mafie sono pronte ad approfittare di qualsiasi occasione si presenti, compresa la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (dall’eolico alle biomasse), la bonifica di siti contaminati, la gestione dei rifiuti, le infrastrutture per la mobilità. Nel corso degli anni abbiamo censito ben 371 clan con interessi diretti nelle diverse filiere dell’ecomafia e non possiamo permettere, confondendo la semplificazione con la ‘deregulation, che lo sforzo straordinario a cui è atteso il nostro Paese nei prossimi anni sia vanificato da questi interessi illegali o criminali”.