(Rinnovabili.it) – Via libera al decreto inceneritori, via libera a otto nuovi impianti di combustione dei rifiuti. Nonostante le difficili premesse, la Conferenza Stato Regioni ha trovato l’accordo sul provvedimento di “Individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili in esercizio o autorizzati a livello nazionale”.
L’annuncio è arrivato ieri a margine dell’incontro dallo stesso ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. “Abbiamo raggiunto un buon risultato, abbiamo avuto tutti pareri favorevoli, tranne due regioni, la Lombardia e la Campania, che hanno espresso parere negativo.” In realtà il provvedimento ha incassato anche il no della Puglia che tuttavia non si è espressa tramite il voto.
l’accordo non era troppo scontato dal momento che la bozza di decreto, almeno nella sua prima stesura era già stata respinta a settembre. L’assenso definitivo dei governi regionali arriva solo dopo una lunga diatriba, culminata nella conferenza del 20 gennaio 2016 dove si erano creati due distinti blocchi: le 5 regioni apertamente contrarie (Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise) e quelle, la maggioranza, che avevano espresso parere positivo ma condizionato all’accoglimento di alcuni emendamenti.
Nella sua versione rivista e corretta in realtà poco cambia dall’impostazione originale di cui conserva tutti gli assunti. A partire da quello che in questi mesi le associazioni ambientaliste avevano bollato come “il più marcatamente sbagliato”, ovvero che il pretrattamento dei rifiuti urbani residui (RUR) debba necessariamente passare attraverso l’incenerimento.
Cosa cambia nel decreto inceneritori
Quello che realmente è stato modificato è innanzitutto il numero di nuovi impianti di incenerimento, che sono passati dai 12 iniziali a 8. La novità introdotta in quest’ultimo passaggio è la possibilità che il punto di verifica rispetto all’impiantistica prevista dal governo si subordini anche ad intese interregionali. In altre parole, spiega Catiuscia Marini presidente della Regione Umbria, “se grazie a queste intese dimostriamo che tutto il fabbisogno viene smaltito non c’è bisogno di nuovi termovalorizzatori”.
L’integrazione costituisce uno dei motivi principali per cui l’amministrazione umbra ha cambiato idea esprimendo un parere positivo sul decreto. “Stiamo lavorando attraverso il piano regionale dei rifiuti e un’integrazione con la Regione Toscana – ha aggiunto marini – e quindi volevamo un’impiantistica misurata anche su questo sforzo di raccolta differenziata, di buone pratiche che stiamo mettendo in campo”.
Inoltre Galletti ha lasciato una porta aperta anche alla possibilità che il piano preveda un aggiornamento annuale tenendo conto anche delle nuove programmazioni in corso di preparazione.
“E’ chiaro, e lo voglio dire con molta precisione, – ha aggiunto il ministro – che questo piano parte dal presupposto che tutte le regioni arrivino al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Europa, quindi che tutte le regioni arrivino al 65% di raccolta differenziata e che tutte colgano gli obiettivi di produzione dei rifiuti del 10%; fatto questo conteggio – ha concluso – si individua ancora la necessità, del Paese in questo caso, di incenerimento, che equivale a 8 termovalorizzatori”.